Il mondo in cui viviamo è sempre più ingiusto. La forbice tra i pochi che possiedono tutto e la gran parte delle popolazioni che non hanno nulla si è allargata a dismisura. Nel capitalismo basato sulla finanza, l’economia contemporanea si è trasformata da attività di produzione di beni e servizi in economia fondata sul debito.

La liberalizzazione dei movimenti di capitale, la privatizzazione dei sistemi bancari e finanziari, i vincoli monetaristi che permeano l’azione dell’Ue hanno reso autonome le attività e gli interessi finanziari, che ora investono non più solo l’economia, ma l’intera società, la natura e la vita stessa delle persone.

Le scelte adottate dalle élite politico-economiche dell’Ue e dei governi, per rispondere alla crisi scoppiata dal 2008 in avanti, hanno trasformato una crisi -che a tutti gli effetti è sistemica- in crisi del debito pubblico.
Da allora, il debito pubblico è agitato su scala internazionale, nazionale e locale, come emergenza allo scopo di far accettare come inevitabili le politiche liberiste di alienazione del patrimonio pubblico, mercificazione dei beni comuni, privatizzazione dei servizi pubblici, sottrazione di diritti e di democrazia.

Oggi la trappola del debito pubblico mina direttamente la sovranità dei popoli, la giustizia sociale e l’eguaglianza fra le persone, così come perpetua lo sfruttamento della natura, con conseguente inarrestabile cambiamento climatico.

Già i paesi del Sud del mondo, a partire dagli anni ’70, erano stati testimoni di questo circolo vizioso dell’indebitamento e delle politiche di aggiustamento strutturale imposte dalle istituzioni finanziarie internazionali con conseguenze devastanti in termini economici e sociali. Ci sembra dunque fondamentale, nel momento in cui la spirale è approdata al continente europeo, imparare dagli errori del passato.

Anche nel nostro Paese, il debito pubblico è da tempo utilizzato per ridurre i diritti sociali e del lavoro e per consegnare alle oligarchie finanziarie i beni comuni e la ricchezza sociale prodotta.

Un solo esempio basti a dimostrarlo: mentre per il sostegno alle popolazioni dell’Italia centrale, duramente colpite in pochi mesi da due terremoti, si stanziano 600 milioni dei 4,5 miliardi necessari, per risollevare 6 banche in fallimento si mettono immediatamente a disposizioni 20 miliardi di garanzie statali, da caricare sul debito pubblico del Paese.

Occorre invertire la rotta. Serve un’operazione di verità sul debito pubblico italiano, per conoscere come e per quali interessi è stato prodotto, quanta parte ne è illegittima, odiosa, illegale o insostenibile.

Serve un’operazione di giustizia sul debito pubblico italiano: in un Paese in cui quasi la metà della popolazione fatica ad arrivare alla fine del mese e una famiglia su quattro non riesce ad affrontare le spese mediche, non si può più accettare che le banche e i profitti valgano più delle nostre vite e dei nostri diritti.

A questo scopo, Cadtm Italia (Comitato per l’abolizione dei debiti illegittimi) chiama tutte e tutti ad un’assemblea nazionale sabato 4 marzo 2017 a Roma (ore 10-17, Spin Time Lab – Via S. Croce in Gerusalemme 55 – interventi introduttivi di Marco Bertorello, Marco Bersani, Alex Zanotelli e Cristina Quintavalla),che, a partire dalla necessità di costruire un luogo di studio, ricerca e proposta (Centro Studi), apra un comune percorso tra i movimenti per costruire una contro-narrazione sul debito pubblico, potenziare la rete degli audit locali, creare strumenti di formazione e divulgazione diffusa, nonché avviare un percorso che porti alla costruzione di una Commissione popolare e indipendente per la verità’ sul debito pubblico italiano.

Per affermare tutte e tutti assieme che il nostro futuro è troppo importante per lasciarlo in mano alle banche.