Politica

«Vergogna». Lampedusa accusa i politici

Bossi-Fini Letta Alfano Barroso e Malmstrom contestati al loro arrivo sull’isola. Il premier: «Mi scuso per l’inadeguatezza»

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 10 ottobre 2013

«Andate al centro di accoglienza, andate a vedere come vive quella gente». Non è un invito, è quasi un ordine quello che la gente di Lampedusa grida a Enrico Letta al suo arrivo sull’isola insieme al presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso, alla commissaria Ue per gli Affari interni Cecile Malmstrom e al ministro degli Interni Angelino Alfano. Nel programma ufficiale messo a punto da Palazzo Chigi la visita al centro di accoglienza dove sono ammassati più di 800 profughi, tra i quali anche i sopravvissuto al naufragio di giovedì, non era stata prevista. Anzi, i funzionari della presidenza del consiglio avevano pensato bene di organizzare un incontro dei quattro rappresentanti del governo e dell’Europa con una delegazione di migranti nella base dell’Aeronautica. La rabbia dei lampedusani ha però costretto tutti a un improvviso cambio di programma, complice anche il mezzo aut aut imposto con ostinazione da Giusy Nicolini: «Il Molo Favarolo e il centro sono due tappe imprescindibili per vedere da vicino l’entità dell’immensa tragedia che si è consumata», ha spiegato a Letta la sindaca di Lampedusa.

Il Molo Favarolo è dove in questi giorni sono stati allineati i cadaveri dei migranti mano a mano che venivano strappati al mare. Impossibile ignorarlo, così come impossibile far finta di non vedere come sono ammassati i profughi in quello che suona strano chiamare ancora centro di accoglienza. Dietro front, dunque, della delegazione italo-europea che a quel punto non si è più potuta tirare indietro: «Ho visto sofferenza e dolore», dirà più tardi Letta nel corso della conferenza stampa, e dopo aver reso omaggio anche alle bare allineate nell’hangar dell’aeroporto. Per i morti dell’ultima tragedia ci saranno funerali di Stato, annunciato il premier, che ieri si è inginocchiato davanti alle piccole bare bianche dei bambini. Una vista che colpisce anche Barroso: «Non dimenticherò mai le centinaia di bare di Lampedusa», twitta il presidente della commissione Ue.

Finalmente l’Europa è venuta a vedere come si vive lungo la sua frontiera più meridionale. Subito dopo la tragedia si a Barroso che la Malmstrom avevano annunciato di voler vedere con i propri occhi cosa significa vivere su un’isola che è diventata il simbolo dell’emergenza immigrati ma per la quale, sia Roma, che Bruxelles, finora non hanno fatto altro che distribuire promesse. «Lampedusa è rimasta per troppo a lungo da sola», commenta amara Giusy Nicolini. «Posso essere soddisfatta per aver ricevuto una delegazione così importante come quella del governo e dell’Europa – prosegue la sindaca -. Ma è motivo di dolore che siano stati necessari tanti morti per ottenere questa attenzione».

Tanti morti. Per la precisione 302 se si contano gli ultimi cadaveri ripescati dal fondo della stiva del barcone. Tanti, troppi. Anche per questo l’accoglienza che i lampedusani riservano a Letta, Alfano, Barroso e Malmstrom si può definire calda ma non certo calorosa. «Basta passerelle dei politici», è scritto sul cartello tenuto alto da una donna, mentre la folla grida «Vergogna», «Assassini». Uno striscione scritto a mano sfida la politica a fare qualcosa di utile: «Se davvero non volete più morti in mare mettete una nave Libia-Roma», c’è scritto. Quella di Lampedusa «è una tragedia immane mai accaduta nel Mediterraneo», dice Letta ai giornalisti chiedendo anche «scusa per le inadempienze del nostro Paese». Una di queste la ricorda una giornalista con una domanda: Ma il governo non può comprare qualche tenda per far dormire al coperto i rifugiati che si trovano nel centro?» chiede la cronista mettendo in imbarazzo Letta e Alfano. E quest’ultimo, dopo un lungo giro di parole, alla fine promette: «Provvedremo».

Il presidente del consiglio ammette di essersi vergognato quando ha sentito che i sopravvissuti al naufragio sono stati indagati per immigrazione clandestina. Poi gli aiuti. Ieri il consiglio dei ministri ha creato un fondo apposito per l’emergenza immigrati destinandogli 190 milioni di euro per il 2013, ai quali si aggiungeranno altri 30 milioni dall’Unione europea promessi ieri da Barroso per la gestione dei rifugiati. Soldi che, oltre al rafforzamento della missione Frontex, è il massimo che Bruxelles vuole o può fare. Dal punto di vista politico, come la revisione del regolamento di Dublino e una più equa divisione di quanti fanno richiesta di asilo tra i vari stati membri , infatti, non se ne parla. «Non c’è sostegno politico», ammette la commissaria Ue per gli Affari interni Cecile Malmstrom spiegando che «un sistema centralizzato di divisione dei richiedenti asilo è politicamente infattibile». Almeno fino al prossimo 24 ottobre, quando l’immigrazione sarà tra i temi all’ordine del giorno dei lavori del Consiglio europeo, come ha annunciato ieri il suo presidente Herman Van Rompuy.

Intanto qualcosa si muove anche in Italia. La commissione Giustizia del Senato ha approvato un emendamento del M5S che abolisce il reato di clandestinità. E’ il primo vero passo verso una modifica della Bossi-Fini, fatto perdipiù con l’approvazione del governo. Ma, hanno spiegato i senatori M5S «rimangono in piedi tutti i procedimenti per l’espulsione e tutte le altre fattispecie di reato collegati, compresi dalla Bossi-Fini».

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