La giuria di Brunswick, in Georgia, ha deciso che l’ex poliziotto Gregory McMichael, il figlio Travis, e il loro vicino William Bryan, tutti bianchi, sono colpevoli dell’omicidio del 25enne afroamericano Ahmaud Arbery, ucciso a bruciapelo a colpi d’arma da fuoco il 23 febbraio 2020 mentre faceva jogging, dopo essere stato inseguito dai 3 uomini che si sono dichiarati innocenti, sostenendo di aver scambiato Arbery per un ladro. Anche in questo caso, come per George Floyd, a portare la vicenda all’attenzione dell’opinione pubblica è stato un video, trapelato mesi dopo grazie a un reporter locale. I tre sono stati incriminati solo a maggio, dopo che il video era diventato virale.
L’accusa ha sostenuto che Arbery era «sotto attacco» da parte di uomini bianchi che hanno visto un pericolo in un uomo di colore solo perché faceva jogging nel loro quartiere, e che sono saliti su i loro camioncini per inseguirlo, anche se Arbery non aveva commesso alcun crimine.

GLI AVVOCATI difensori hanno dipinto un quadro di residenti nervosi per la criminalità nel loro quartiere, e hanno sostenuto che padre e figlio stavano solo tentando di detenere Arbery in attesa della polizia perché sospettavano che fosse un ladro. Dopo 2 giorni di deliberazioni, i verdetti sono arrivati: McMichael, che ha sparato, è stato riconosciuto colpevole di tutti e 9 i capi di imputazione, tra cui omicidio intenzionale e malice murder – un reato che lo stato della Georgia definisce commesso «con intenzione deliberata di porre fine alla vita di un’altra persona». Suo padre è stato dichiarato non colpevole di malice murder, ma colpevole di tutte le altre accuse, compreso omicidio intenzionale. Bryan è stato condannato per 3 capi di imputazione: omicidio, aggressione aggravata e sequestro di persona. Tutti rischiano l’ergastolo.
La scelta di una giuria composta da 11 bianchi e un solo nero aveva suscitato più di una perplessità, ma ieri fuori dal tribunale il verdetto è stato accolto da urla di gioia. In una stanza straripante, la famiglia di Arbery è saltata in piedi e ha applaudito e gridato mentre veniva letto il verdetto di colpevolezza per McMichael, e dopo aver ascoltato tutti i verdetti la maggior parte dei presenti è scoppiata in lacrime.

LA QUESTIONE RAZZIALE è stata da subito al centro del processo, e ai potenziali giurati era stato chiesto cosa pensassero di Black Lives Matter e della bandiera confederata, mentre un avocato difensore ha tentato di impedire l’accesso all’aula del tribunale a figure di spicco del movimento per i diritti civili, come il reverendo Al Sharpton e Jesse Jackson.
Il senatore Raphael Warnock, primo georgiano nero eletto al Senato, ha scritto che il verdetto «sostiene un senso di responsabilità, ma non una vera giustizia. La vera giustizia è che un uomo di colore non debba preoccuparsi di essere ferito o ucciso mentre fa jogging, mentre dorme nel suo letto, mentre vive quella che potrebbe essere una lunga vita».