Da Bari a Torino, sino alla panchina azzurra. Il percorso che ha portato Giampiero Ventura alla guida dell’Italia è stato sigillato ieri dal presidente federale Carlo Tavecchio, due anni di contratto all’ex allenatore granata. Con lui una parte dello staff tecnico che grandi risultati ha prodotto negli ultimi anni e un ingaggio decisamente lontano dalla cifre passate ogni mese ad Antonio Conte.

D’altronde, Ventura non ha vinto scudetti, non viene dalla Juventus, non è nell’inner circle dei potenti del pallone italiano, è un underdog che realizza il sogno di una vita nella stagione dei sogni, del Leicester di Claudio Ranieri che vince la Premier League, mesi, settimane in cui tutto appare possibile.

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A suo modo è un personaggio, ogni tanto regala alla stampa qualche battuta da ricordare ma nulla in confronto all’onda mediatica che scatena l’attuale selezionatore azzurro, che da poco ha svuotato gli armadietti a Coverciano, mentre la sua prima intervista in inglese alla Bbc è già virale in Rete, con l’ironia degli utenti. E c’è un legame, un link tra passato e presente della panchina azzurra e il prossimo futuro. Ventura è già subentrato a Conte, a Bari, cinque anni fa dopo la cavalcata dei pugliesi, in Serie A con il ct italiano. Da quella stagione si è aperta la seconda fase di carriera per Ventura, bravo a formare e a lanciare giovani valenti nell’empireo del pallone.

E con una definita impronta di gioco, il 3-5-2, palleggio ricercato tra i difensori, ali larghe, un format che ha portato dividendi anche in Serie A, a Torino, per il matrimonio lungo con Urbano Cairo, presidente, anzi ex ma compare di nozze del nuovo uomo di casa Italia, che si è sposato qualche giorno fa a 68 anni. Bonucci, Ranocchia, Ogbonna, Cerci, Immobile, gli ultimi casi Benassi e Zappacosta, in ritiro con gli azzurri di Conte, oppure Belotti che avrebbe meritato la convocazione, almeno nei 30 preselezionati.

Insomma, Ventura potrebbe essere la scelta giusta, per un calcio italiano che cambia, che recupera credibilità e talenti, con una struttura nuova, capillare, per recuperare tra campetti e settori giovanili i campioni del futuro. Ma nei due anni previsti sulla panca nazionale lo stesso Ventura potrebbe non avere alle sue spalle Marcello Lippi, che il presidente Figc Tavecchio aveva scelto come figura dirigenziale, direttore tecnico, in grado di riorganizzare, anzi meglio riedificare la filiera calcistica italiana.

C’è un intoppo, un muro burocratico che impedisce all’ex ct di Berlino 2006 di accomodarsi alla scrivania a Coverciano, il conflitto d’interessi con l’attività di suo figlio Davide, procuratore di atleti di Serie A e B. In particolare, il regolamento della Figc vieta «rapporti tra procuratori e soggetti che svolgano funzioni in Federcalcio», norma voluta dallo stesso Tavecchio due anni fa ma dimenticata, cassata in Figc. La questione è stata discussa dal consiglio federale di ieri, Lippi sarebbe pronto a rinunciare all’incarico per non ostacolare la carriera del figlio, rumors danno Tavecchio già sulla tracce di Arrigo Sacchi o Francesco Guidolin per assegnare la casacca prevista per Lippi. Il mancato approdo a casa Italia del selezionatore dei Mondiali 2006 sarebbe l’ultimo, ennesimo caso che dimostra la superficialità del corso dirigenziale azzurro insediatosi poco meno di due anni fa. ù

Ovviamente siamo lontani dalle figuracce di «Optì Pobà mangia-banane» che toglieva il posto ai calciatori di Serie A ma appare difficile capire, comprendere come la dirigenza federale possa non aver mandato a memoria norme da lei stessa volute e ratificate.