Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi Cgil, oggi apre a Cattolica l’assemblea nazionale delle leghe, il primo appuntamento in presenza post pandemia. Un ritorno che vuole essere anche un bilancio di quanto accaduto negli ultimi due anni.

Pedretti come hanno vissuto i vostri iscritti questo periodo così lungo e difficile?
Sono una parte considerevole di quelli che hanno sofferto di più. Dei 130 mila morti per Covid ben 20 mila erano iscritti allo Spi. Poi c’è una parte che ha incrociato il Covid e ha strascichi pesanti, in particolare su polmoni e reni. Il Covid ha poi significato la solitudine per milioni di persone. Questo dimostra in particolar modo in Lombardia che tagliare la sanità territoriale provoca danni fortissimi. Per questo la nostra priorità ora è ricostruire la sanità e farla tornare universale su tutto il territorio nazionale: serve più potere allo stato e meno alle regioni. Digitalizzazione, medicina di prossimità e telemedicina.

Un vostro obiettivo è sempre stata una legge nazionale sulla non autosufficienza. Il Pnrr sembra l’occasione giusta.
Il Pnrr ha riconosciuto l’impegno finanziario: 4 miliardi direttamente alla domiciliarità. Poi bisognerà affrontare la dimensione della legge, tenendo presente che una copertura è già presente con l’assegno di accompagno per le famiglie. Ora i due ministri competenti – Orlando per gli Affari sociali e Speranza per la Salute – devono presentare un testo di legge. È una legge di civiltà per il paese. Abbiamo avuto almeno tre incontri con loro che hanno definito delle commissioni di lavoro sul tema: per la sanità presieduta da monsignor Paglia e per il Lavoro presieduta da Livia Turco. Poi monsignor Paglia è andato da Draghi e ha presentato un documento. Ora vogliamo discutere con il governo un testo. Serve presentare entro la legge di bilancio un progetto di legge che deve essere approvato entro la fine della legislatura.

È un obiettivo raggiungibile dopo tanti ritardi?
Se non ci saranno risposte ci mobiliteremo. Il 5 novembre con Cisl e Uil con un grande iniziativa pubblica per rilanciare la nostra piattaforma su pensioni e fisco: vogliamo allargare la 14esima e parificare la tassazione ai lavoratori dipendenti visto che i pensionati hanno meno detrazioni.
Un altro tema da sempre vostro cavallo di battaglia è la qualità di vita degli anziani. Il Covid ha ridotto l’aspettativa di vita ma l’invecchiamento della popolazione è un processo inarrestabile con una bassa natalità.
È vero che l’Italia è uno dei paesi al mondo in cui si vive di più ma è altrettanto vero che nel nostro paese si invecchia meno bene con gli anziani che hanno più patologie. Noi pensiamo ad una politica di welfare e di inclusione sociale di tutte le persone che tenga insieme investimenti per la cura delle persone anziane e investimenti per i giovani a farsi una famiglia e abbattere la denatalità fornendo servizi a partire dagli asili nido.

Un tema invece nuovo che volete affrontare a Cattolica è la transizione ecologica.
Gli anziani hanno grande sensibilità al tema della compatibilità ambientale per lasciare un mondo migliore alle nuove generazioni. Serve un nuovo modello sociale e di produzione. Decidere che l’Ilva debba essere verde, una nuova politica energetica che ci sganci dal petrolio e dal carbone, come dimostra la bolla sulle bollette energetiche.

Sul fronte sindacale rilanciate la contrattazione territoriale?
Come si sta nel territorio è la domanda del futuro. Ci sono le multinazionali che chiudono e poi c’è il territorio diffuso con tutte le sue diversità e difficoltà. Serve ricostruire i partiti, una rappresentanza territoriale. E il sindacato, la Cgil deve stare nel territorio. Se una volta Di Vittorio diceva: “Se il lavoro sta nei campi, i dirigenti sindacali vadano nei campi”, oggi devono stare sul territorio per costruire processi di rappresentanza, mettere insieme tutte le realtà sociali costruendo piattaforme per fornire i servizi pubblici per produrre un grande cambiamento.