Una situazione «di stallo», una sorta di «Deserto dei tartari in cui si attende qualcosa senza sapere da dove arriverà né quando». Così Francesco Faraldi, assessore al Bilancio del Comune di Ventimiglia sintetizza al manifesto la situazione dei migranti fermi a Ventimiglia. Faraldi, esponente di Sel, partecipa «solo come tecnico al monocolore Pd che governa il municipio», ma tiene ad esprimere il suo sostegno alla giunta del giovane sindaco Enrico Ioculano (trent’anni a luglio), che si è trovato a «gestire un contesto critico fuori dall’ambito delle normali attività». Al contempo, l’assessore rileva l’assenza della regione Liguria e del neo governatore Giovanni Toti «che si trincera dietro la poca azione del governo, e intanto rifiuta di attivare la protezione civile perché, a suo dire, non esistono le condizioni per autorizzarne l’intervento».
In compenso, sembra che «il governo rimborserà le spese straordinarie» sostenute dal comune per assistere i circa 300 migranti: in parte ospitati nei locali della stazione ventimigliese, in parte accampati sugli scogli che affacciano sulla frontiera di Ponte San Ludovico. «E anche per ottenere dalle Ferrovie dello Stato l’uso dei locali si è dovuto fare pressione», dice ancora Faraldi, e denuncia «l’assenza di pietas» di chi, mentre la solidarietà si dispiega, «pensa alle eventuali perdite di guadagno del suo albergo, senza vedere le storie drammatiche dei giovani migranti e le responsabilità dell’Europa».

Alla presenza delle organizzazioni umanitarie – dall’Unicef alla Caritas, alla Croce rossa – si aggiunge quella degli attivisti, riuniti nel Presidio Permanente No Borders. Accompagnano la protesta degli occupanti degli scoglietti, «che rifiutano di farsi assistere nelle strutture pubbliche per paura di essere rispediti indietro o di finire nei Cie», dice al manifesto il medico palestinese Khaled Rawash. Sabato, il Presidio ha accolto la nutrita manifestazione dei centri sociali: mettendo in circolo «la volontà dei migranti affinché ogni protesta si svolga in modo pacifico».

Qualche giorno fa, polizia e carabinieri hanno sgomberato con violenza i migranti che stazionavano nella pineta dei Balzi Rossi, sotto il ponte della ferrovia. E ora quelli fuggiti sugli scogli sono ben decisi a non farsi sloggiare. Un gruppo di 200 persone, in gran parte provenienti da zone in preda a conflitti, «che ora vivono tra speranza e paura, ma continuano a resistere e a testimoniare per la loro dignità». Oltre a effettuare visite e a portare farmaci, Khaled facilita le assemblee tra migranti e attivisti e decide con loro i passi da compiere. In questo modo, «con decisioni condivise», si sono evitate forzature «quando la Croce rossa ha voluto disinfettare gli scogli».
Intanto, i ragazzi dell’Insurreale, un centro sociale di Dolceacqua, hanno installato le docce e montato un pannello solare, con i quale i migranti possono ricaricare computer e cellulari dagli scoglietti. Dai portuali di Imperia sono invece arrivati i tendoni, «ricavati – dice Valerio – dai teli con cui si raccoglie il grano trasportato dalle navi». Francesco, che dedica ogni momento libero dal lavoro di giardiniere all’attività di sostegno, sottolinea la drammatica situazione dei profughi «che non possono più tornare indietro, che tengono duro sugli scogli per non essere considerati vittime, ma persone che resistono con dignità e chiedono rispetto e risposte». Una prima risposta potrebbe essere «quella di un permesso temporaneo senza schedatura che consenta loro di raggiungere i diversi paesi a cui, con varie motivazioni, sono diretti, senza essere rispediti indietro». Nell’attesa, occorrono accoglienza e garanzie di non aggressione. Per questo, il Presidio è appunto permanente.

Uno stallo, ma anche «un teatrino fra la polizia francese e quella italiana che – dice Valerio – adesso ha deciso di chiedere ai francesi prove certe che i migranti rispediti indietro provengano effettivamente dall’Italia. Abbiamo parlato con un gruppo di persone che è riuscito ad arrivare a Mentone. In molti, anche se provenivano da altri paesi, erano già stati rispediti varie volte a Ventimiglia. Alla frontiera di sopra, quella di Ponte San Luigi, i migranti vengono tenuti in due container. Ora è importante che l’attenzione si mantenga e che il coraggio degli occupanti venga sostenuto. Nonostante i materassi, non è facile dormire sugli scogli».
La solidarietà, intanto, non si ferma. Da Nizza, sono arrivate le comunità islamiche, gruppi di attivisti francesi hanno portato matite e fogli da disegno: «E ho visto – dice Khaled – che i libri sono molto richiesti. Adesso stiamo discutendo di una iniziativa per sabato prossimo: l’idea è quella di una grande festa con cibi e musica dei diversi paesi, per animare la frontiera: a partire dalle 21, quando per gli osservanti finisce il ramadan».