La frontiera con la Francia è chiusa, i ricollocamenti bloccati, a Ventimiglia le minorenni si prostituiscono per finanziare il passaggio dall’altro lato del confine: si tratta di survival sex e coinvolge soprattutto ragazzine provenienti dal Corno d’Africa o dai paesi subsahariani, costrette a pagare i passeur tra i 50 e i 150 euro solo per il viaggio in auto, una spesa da sommare a quelle per cibo e alloggio. Il fenomeno è raccontato nel report di Save the children Piccoli schiavi invisibili 2018 e fotografa una situazione che è andata peggiorando dopo lo sgombero, lo scorso aprile, dell’accampamento lungo il fiume Roja. «Si tratta di ragazze giovanissime particolarmente a rischio – spiega Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children -. Fanno parte dei minori migranti non accompagnati che cercano di ricongiungersi ai familiari o conoscenti in altri paesi europei. Privati della possibilità di percorrere vie legali, sono fortemente esposti al rischio di abusi e sfruttamento, spesso in condizioni di grande degrado e promiscuità».

Al 31 maggio 2018, 4.570 minori risultano irreperibili in Italia, hanno cioè abbandonato le strutture di accoglienza in cui erano stati inseriti, in particolare nelle regioni del sud. Si tratta per lo più di eritrei (14%), somali (13%), afgani (10%), egiziani (9%) e tunisini (8%). Degli oltre 750 migranti transitati a Ventimiglia a marzo 2018, ad esempio, oltre la metà erano eritrei, più di uno su cinque minorenne. Un dato confermato anche dal progetto Civico Zero di Save the Children a Roma: nella Capitale, nel primo trimestre 2018, gli operatori sono entrati in contatto con 137 minori eritrei, oltre 4 volte in più rispetto allo stesso periodo del 2017. Le unità di strada dell’Ong tra gennaio 2017 e marzo 2018 (in territori chiave nel fenomeno tratta e sfruttamento come Abruzzo, Marche, Sardegna, Veneto e Roma) hanno intercettato 1.904 vittime, di cui 1.744 neomaggiorenni o sedicenti tali e 160 minorenni, in netta prevalenza (68%) nigeriane, seguite dalle rumene (29%). Un dato in crescita rispetto al periodo maggio 2016-marzo 2017, quando erano state contattate 1.313 vittime.

La legge italiana prevede che i minori vengano immediatamente inseriti in un circuito protetto: attraverso mediatori e assistenti sociali, dovrebbero essere indirizzati verso la richiesta di asilo, il ricongiungimento familiare qui o all’estero, il permesso di soggiorno speciale. Spesso però restano abbandonati nei centri senza assistenza, anche per questo fuggono verso Ventimiglia. Lasciare il sistema di accoglienza però li espone a gravi rischi. «L’interruzione, a settembre 2017, del programma europeo di relocation – spiega Milano – ha contribuito in maniera importante a costringere i minori ad affidarsi ai trafficanti o a rischiare la vita pur di varcare i confini a Ventimiglia, a Bardonecchia o al Brennero».

Le unità di strada di Save the children stimano una presenza media di vittime richiedenti asilo pari a circa il 30%. Le ragazze, in particolare, indotte a dichiararsi maggiorenni al momento delle operazioni di identificazione dopo lo sbarco, sfuggono al sistema di protezione per minori. I trafficanti le vanno a reclutare direttamente nei Cas, sfruttandole anche nelle vicinanze delle stesse strutture. Sono soprattutto nigeriane: tra le ragazze che arrivano dalla Nigeria, 8 su 10 sono potenziali vittime di tratta, un dato che ha fatto registrare, tra il 2014 e il 2016, un incremento del 600%. Per pagare il viaggio contraggono un debito tra i 20mila e i 50mila euro, che potranno ripagare solo con la prostituzione forzata, la fedeltà allo sfruttatore indotta anche attraverso i riti voodoo e le minacce ai familiari.

Le ragazze rumene costituiscono il secondo gruppo più numeroso nella prostituzione su strada in Italia. In base alla rilevazione del progetto Vie d’uscita, tra il 2017 e i primi tre mesi del 2018 sono state intercettate 528 minorenni e neomaggiorenni rumene, a fronte delle 375 nello stesso periodo dei due anni precedenti, e rappresentano il 20% del totale, in base alla stima della piattaforma nazionale Anti-tratta. Sono soprattutto di adolescenti provenienti dalle regioni della Muntenia e della Moldova.