Inizia domani al confine tra Mentone e Ventimiglia la tre giorni “contro il razzismo, lo sfruttamento e la militarizzazione” dal titolo Solidarietà senza frontiere. Un’iniziativa organizzata dal presidio permanente No Border, che da tre mesi appoggia i migranti accampati sotto il ponte dell’autostrada. Uno spazio in transito di cultura e resistenza, dove chi arriva può fermarsi e decidere i prossimi passi del viaggio. Uno spazio protetto «da trafficanti e polizia», dicono i ragazzi che si alternano al presidio. Attivisti provenienti da diverse parti d’Italia e d’Europa, che organizzano corsi di lingue e laboratori d’arte e un piccolo media-center per le informazioni sulle denunce e i gesti di sostegno che arrivano dai singoli e dalle associazioni. Popoli in arte ha messo a disposizione il proprio conto e le donazioni arrivano, ma servono abiti più pesanti per l’autunno.

I disegni di chi fugge dalla miseria o dalle guerre sono appesi alle pareti del campo. «La frontiera franco-italiana di Ventimiglia – scrivono i No Border nel volantino di convocazione – è stato uno dei simboli della violenza che caratterizza la politica migratoria dell’Unione europea. Abbiamo visto gli assalti della polizia sui treni e nelle stazioni, gli arresti dovuti al colore della pelle, siamo stati testimoni delle deportazioni subite ogni giorno da centinaia di migranti, siamo stati detenuti da una parte e dall’altra della frontiera».

Il presidio funziona anche come osservatorio. Gli attivisti seguono i movimenti dei migranti, cercano di impedire gli abusi. Denunciano il feroce ping pong umano tra Italia e Francia, giacché nessuno vuole gestire i nuovi arrivi: sia i poliziotti francesi che quelli italiani cercano di capire – anche con la forza – da quale paese provengano i migranti, per rispedirli indietro. A volte i fermati rimangono per ore nei container e i ragazzi cercano di essere presenti, nonostante le denunce che fioccano e i fogli di via.

Tutto è iniziato a metà giugno, quando un gruppo di migranti ha iniziato a resistere e si è accampato sugli scogli. Da allora, la composizione del gruppo è cambiata, ma il flusso è in aumento. Attualmente sono 175. Altri sono ospitati nei locali della stazione di Ventimiglia e sono assistiti dalla Croce rossa. Nel presidio, invece, la Croce rossa non va più, la vita del campo è completamente autogestita, scandita dalle riunioni e dal cineforum. Il campo è perfettamente attrezzato. Ora, però, dovrà fare a meno della maestria di Pasquale, il “contadino-ingegnere” che ha ideato il forno sulle ruote e la doccia riscaldata dai pannelli solari. Dopo una delle attività di resistenza, gli hanno dato il foglio di via dal comune di Ventimiglia per tre anni.

E il 30 agosto, mentre presidiava i container dove i poliziotti francesi tengono i migranti che tentano di passare il confine, un giovane è stato arrestato a Ponte San Luigi. Gli è stato impedito di rientrare in Italia da Menton ed è rimasto in carcere per due giorni e una notte. Ha subito un processo per direttissima, poi rinviato al 12 ottobre: per oltraggio e ribellione nei confronti di un poliziotto. Ma il ragazzo nega, e sostiene anzi di essere stato insultato e «preso per il collo dal poliziotto francese».
Ma intanto, si sta creando una rete di informazione e resistenza in ogni punto d’Europa: il presidio No Norder sta facendo scuola.