Torneranno a sedersi intorno a un tavolo la prossima settimana, presumibilmente martedì 31, per riprendere una trattativa che in realtà non è mai iniziata: da un lato ArcelorMittal, capofila della cordata AmInvestCo Italy che si è aggiudicata il bando per l’acquisto degli asset industriali del gruppo Ilva e dall’altro i sindacati Fiom, Fim, Uilm e Usb. Con la mediazione del governo, alla presenza del ministro dello Sviluppo Carlo Calenda e della viceministra Teresa Bellanova, si proverà a trattare sia sui 4 mila esuberi previsti dal piano industriale di AmInvestCo, sia soprattutto sulle modalità contrattuali con le quali saranno assunti i 10mila lavoratori della «nuova Ilva», il vero nodo di questa vicenda.

Lo scorso 9 ottobre infatti, fu proprio il ministro Calenda a sospendere il tavolo che lui stesso ha annunciato ieri di aver riconvocato, dopo la lettera inviata ai sindacati la settimana precedente da parte di ArcelorMittal, nella quale venivano indicati i parametri della riassunzione dei lavoratori, attraverso la procedura ex art. 47 della legge n. 428/1990 che regola i trasferimenti di azienda. Nella missiva il colosso franco-indiano parlava di riassunzione tramite il Job Act, nessun riconoscimento del mantenimento dei livelli retributivi, di inquadramento e di anzianità lavorativa.

Nelle ultime settimane, fonti vicine al dossier hanno parlato di un riavvicinamento tra le parti: da un lato ArcelorMittal sarebbe intenzionata ad aperture in merito al mantenimento della situazione contrattuale attuale, mentre dall’altro i sindacati starebbero lavorando per individuare diverse vie d’uscita per ridurre gli esuberi, come usufruire dei benefici della legge per i lavoratori esposti all’amianto, che porterebbe circa 800 lavoratori dell’intero gruppo sulla strada del prepensionamento anticipato.

Chi al momento è sicuro che non siederà al tavolo della prossima settimana, sono il Comune di Taranto e il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano. E non solo perché la presenza dei due enti non è prevista dalla legge ed è, in parte, invisa anche ai sindacati metalmeccanici che non vogliono far diventare Ilva un argomento da sfruttare in campagna elettorale o un motivo per alimentare ulteriori contrasti all’interno del Pd.

Il primo cittadino ionico, Rinaldo Melucci, che fa parte di Fronte Dem, l’organismo politico creato dal governatore pugliese all’interno del Pd, dopo gli ultimi eventi dei giorni scorsi, quando un forte vento di tramontana nel pomeriggio di lunedì ha sospinto ancora una volta una nube di polvere proveniente dai parchi minerali dell’Ilva verso la città, ha scelto la linea dura minacciando di impugnare il dpcm con il quale il governo ha dato l’ok per la nuova Autorizzazione integrata ambientale dell’Ilva presentata da ArcelorMittal. Che tra le varie prescrizioni prevede la copertura dei parchi minerali entro il 2023: troppo tardi per il primo cittadino che per oggi ha imposto anche la chiusura delle scuole del rione Tamburi confinante con l’Iva, e per il governatore pugliese che punta da tempo a un progetto di dubbia fattibilità come la decarbonizzazione per le grandi industrie presenti in Puglia come l’Ilva e l’Enel di Brindisi.

Entrambi gli enti pretendono di sedere al tavolo, visto anche che i 4 mila esuberi che passeranno in capo alla società Ilva in amministrazione straordinaria guidata dagli attuali commissari, saranno impiegati nelle bonifiche di aree esterne all’Ilva e usufruiranno di corsi di formazione regionali.