Il manifesto a Genova 2001 c’era. Lo testimoniano queste prime pagine (nell’album Anni Duemila riproporremo quei testi straordinari). Fu uno sforzo organizzativo senza precedenti. Le inviate e gli inviati, da tutte le sezioni, furono più di quindici. Ricordo il timore per i ritardi in tipografia. Dovevamo esserci: lì cortocircuitava il mondo dei potenti «asserragliati in una fortezza» scriveva Rossana Rossanda -, dando uno spettacolo «non degno della Terra» – scriveva Luigi Pintor. Lì si produceva nuovo pensiero nelle piazze tematiche della città. Arrivava da tutto il mondo il «movimento» contro un mondo ferito da un sistema economico concentrato su ricchezza di pochi e diseguaglianze, inquinato da un modello di sviluppo che devastava la vita. Lì si ascoltavano le vittime: il primo giorno sfilarono i migranti. Ma non arrivarono solo le nuove parole, arrivò la violenza. E la verità. Un summit che si diceva risolutivo sulla povertà, non decise nulla e fu assediato, i G8 lasciarono Genova ridicolizzati dalla «volgarità berlusconiana». Poi, di fronte al corpo di Carlo Giuliani ucciso e alle violenze della Diaz, cominciammo ad interrogarci in redazione se fosse una fine o un principio.