L’evento Venice VR, riconfermato nella versione Expanded, torna al Lido presentando trentasette progetti e una nuova sezione da esplorare interamente online: la Venice VRChat Worlds Gallery.

Il più antico festival del cinema, alla sua 78° edizione, continua a investire nella sezione dedicata all’esperienza immersiva ridisegnando di volta in volta il suo programma e, insieme, le forme della fruizione, in linea con le variazioni proposte dalla scena artistica digitale e con gli altrettanto rapidi mutamenti in atto nella scena del mondo globalizzato.

Modalità ibrida
Se infatti lo scorso anno, complice la pandemia di Covid, la sezione era migrata interamente online abbandonando la cornice del Lazzaretto Vecchio, questa sua quarta edizione sarà fruibile in modalità ibrida, sebbene l’ «isola della VR» abbia definitivamente abbandonato le sponde della Laguna veneta trasformandosi in un mondo virtuale che ne ricalca le sembianze.

Dall’1 all’11 settembre sarà infatti attrezzata la Sala Amici del Palazzo del Casinò, mentre su piattaforma digitale le opere in anteprima saranno in programma fino al 19 settembre, così come presso le quattordici istituzioni culturali che dalla Cina alla Francia, dai Paesi Bassi agli Stati Uniti, metteranno a disposizione i propri luoghi fisici attrezzati per il pubblico, associate nella rete Satellite Venues. Il pubblico meno esperto e non dotato di strumentazione potrà quindi farsi guidare on site integrando l’esperienza virtuale con il quotidiano più tradizionale della Mostra del Cinema, mentre la modalità di accesso rimarrà la consueta: tramite accredito classico o con speciale accredito VR, in entrambi i casi su prenotazione. L’aggettivo Expanded descrive dunque quest’anno una vocazione maggiormente centrifuga dell’evento festivaliero che mantenendo il suo centro fisico nel Palazzo del Casinò e simbolico nell’isola del Lazzaretto può essere visitato da qualsiasi luogo.

Venice VR Chat
Ma non si tratta di una sovrapposizione trasparente tra la dimensione fisica e quella virtuale poiché ciascuna esperienza varia a seconda del supporto che la anima. Il Venice VR virtual world, accessibile tramite visore e account personale su VRChat, permette ai visitatori non solo di fruire delle opere selezionate, ma anche di interagire l’uno con l’altra attraverso avatar 3D, partecipando a eventi, incontri e feste. La novità di quest’anno, emblema di una trasformazione che intende intervenire nella dimensione culturale del festival allargando gli orizzonti a possibili nuove forme di socializzazione, è la creazione una nuova sezione che ospita la selezione di trentacinque mondi virtuali e che prende il nome di Venice VRChat Worlds Gallery, in cui cinque eventi speciali avranno luogo in uno scenario virtuale dedicato.

Dei trentasette progetti, ventitré sono anteprime in Concorso e dodici le opere selezionate Fuori Concorso – Best Of, accanto a un Evento Speciale e a un progetto sviluppato nel corso della Biennale College Cinema – VR. Tra questi, sono numerose le co-produzioni internazionali per un totale di ventuno paesi coinvolti che disegnano una geografia di grande interesse frutto delle scelte dei curatori Michel Reilhac e Liz Rosenthal. Stati Uniti, Regno Unito, Taiwan, Francia e Germania sono i paesi più prolifici ma anche Italia, Danimarca, Svizzera, Sudafrica, Cina, Svezia, Svizzera e infine Brasile, Perù, Kazakistan. A valutare i progetti, la giuria internazionale vede come presidente la regista indipendente Michelle Kranot, Gran Premio della Giuria per la miglior opera immersiva lo scorso anno, al lavoro con la critica d’arte Maria Grazia Mattei e l’artista Jonathan Yeo, sperimentatore nella resa materiale di progetti concepiti in realtà virtuale.

Il ricordo
Colpisce la grande varietà di stili e generi proposti dal concorso nonché le diverse formazioni di artiste e artisti che firmano i progetti. Programmatori, sviluppatori, documentaristi, sceneggiatori, filmmaker danno vita a opere che si concentrano prevalentemente sulla resa di atmosfere legate al ricordo, alla memoria storica incarnata nei luoghi o radicata negli eventi traumatici del passato, tanto sul piano macrostorico quanto come ricostruzione legata al vissuto individuale. È il caso di End of Night del danese David Adler, già ospite della Mostra lo scorso anno, il cui protagonista Josef narra difronte allo spettatore la sua fuga durante il secondo conflitto mondiale; o anche Bedlam del britannico Mat Collishaw, già noto come artista digitale per la sua mostra Thresholds del 2017, che ritrae la brutalità dei manicomi del XVII secolo; o infine Tearless della regista sudcoreana Kim Gina, presente a Venezia 74 con Bloodless, che racconta la condizione delle donne sfruttate nei bordelli intorno alle basi statunitensi dopo la guerra in Corea.

Il corpo
Molte sono anche le installazioni sinestetiche che coinvolgono la percezione del corpo, proprio e insieme altrui, come Lun Hiu, opera sulla reincarnazione di Hsin-Chien Huang; o Clap dell’illustratrice giapponese Keisuke Itoh, che esplora la reciprocità generata dal gesto dell’applauso. A dispetto del passato solo un videogioco prende posto nel concorso e si tratta di The Last Worker del game designer Jörg Tittel, mentre numerose sono le ricostruzioni di scenari ancestrali come Spirit of Place del sudafricano Dale Deacon, o Genesis del tedesco Joerg Courtial che, dopo il successo di 1st Step – From Earth To The Moon, torna a Venezia con un’opera sui processi ciclici e generativi legati pianeta. Anche fuori concorso sono molte le opere che sollecitano una ricerca di natura antropologica, volta a esplorare gli effetti generati da esperienze inedite che la tecnologia immersiva può creativamente supporre e generare.

Volgendo la memoria alle passate edizioni, sebbene questa sezione della Mostra sia ancora giovane, Venice VR Expanded può certamente contribuire a pensare il futuro e l’innovazione innanzitutto come fatti culturali di cui, senza dubbio, anche l’evoluzione tecnologica è parte