Vorremmo andare a proporre la nostra disponibilità al sistema tedesco, quello vero, però». Il Movimento 5 Stelle si prepara all’incontro con il Pd (lunedì) sulla legge elettorale e all’ultimo momento decide di ascoltare gli iscritti (certificati), che oggi e domani potranno votare sì o no sulla piattaforma Rousseau.

È evidente il tentativo di Grillo di rientrare nelle trattative che Berlusconi e Renzi hanno portato a uno stadio avanzato. L’impresentabile testo del relatore Fiano (chiamato a giorni Verdinellum o Rosatellum) sta servendo a creare lo spazio per un accordo sul proporzionale simil tedesco. «Simil» perché ieri si sono chiusi i termini per la presentazione degli emendamenti e si è avuta la conferma che neanche Forza Italia punta a importare il metodo «puro» in vigore in Germania – cosa che del resto richiederebbe una riforma costituzionale per rendere variabile la composizione numerica delle camere. In uno dei pochissimi, quattro, emendamenti presentati dai forzisti si mantiene infatti la pietra angolare del testo Fiano: la preferenza unica, che dal candidato all’uninominale si estende automaticamente alla lista che lo sostiene. Ma mentre il Pd ha proposto di dare prevalenza alle scelte uninominali, Forza Italia ribalta l’impostazione e prevede che la quota dei deputati e senatori di un partito sia decisa dal proporzionale. Di conseguenza non tutti quelli che vincono nei collegi avrebbero il seggio assicurato. Forza Italia del resto si considera meno forte nelle sfide sui candidati (e teme la prevalenza leghista al nord) e così punta a riportare la scelta dei parlamentari nell’orbita del partito. È la stessa esigenza dei grillini – anche loro a corto di candidati «solidi» nei collegi – che infatti hanno da tempo mollato ogni polemica sui «nominati» e del tedesco apprezzano anche loro la prevalenza della selezione affidata al listino bloccato.
Per ottenere questo risultato, però, gli emendamenti sia di Forza Italia che di Ap che di M5S prevedono che i seggi assegnati nell’uninominale siano meno del 50% o che vengano scorporati dalla quota proporzionale, il che è lo stesso ma non è quello che prevede il sistema tedesco «quello vero». I 5 Stelle, poi, nel post che annuncia la chiamata al referendum online, avanzano anche altre proposte per piegare il sistema germanico alle (loro) esigenze nazionali. Come introdurre un premio di governabilità per il partito che raggiunge il 40% o «metodi di calcolo che incrementino il numero dei seggi della prima forza politica» – sapendo che in Germania si usa un sistema di trasformazione dei voti in seggi (Sainte-Laguë) che garantisce i partiti più piccoli meglio di quanto faccia il sistema in vigore tradizionalmente in Italia (D’Hondt).

Ai grillini va naturalmente benissimo che la soglia di sbarramento resti quella tedesca (5%) mentre sia i centristi di Alfano che Sinistra italiana propongono con gli emendamenti di abbassarla. Non lo fa Mdp, che immagina parimenti una svolta «tedesca» del testo Fiano, ma con il sistema della doppia scheda (in Germania è una) che favorisce il voto disgiunto. E soprattutto Mdp insiste per il ritorno alle preferenze (che in Germania non sono previste nella parte proporzionale).

Preferenze o meno, tutta la sinistra evidenzia come sia indispensabile introdurre una reale parità di genere nelle liste, o con una composizione bilanciata al 50% o con l’alternanza nell’elenco dei sessi. Esigenza sentita anche dai deputati Pd di Andrea Orlando, che immaginano in sovrappiù un sistema più chiaro di presentazione delle coalizioni nazionali. Per il resto il Pd non ha quasi presentato emendamenti.
In totale le proposte di modifica sono poco più di 400, un numero non enorme che consentirebbe un esame entro la prima settimana di giugno (l’appuntamento con l’aula è fissato per il 5). Ma i primi voti ci saranno giovedì e i prossimi giorni potrebbero essere decisivi: lunedì e martedì gli incontri di Renzi (non si esclude con Berlusconi), martedì la direzione Pd. Alla camera il percorso per la versione italiana del sistema tedesco può sembrare in discesa, ma solo perché non si è ancora entrati nei dettagli. La difficoltà maggiore resta quella di trovare un’intesa in grado di reggere anche al senato, anche nel voto segreto.