L’America latina s’infiamma per l’attacco delle destre a livello interno e internazionale. Al centro, lo scontro di poteri in Venezuela, ma anche l’Ecuador. Quito è appena uscito dalle urne con la vittoria di Lenin Moreno (Alianza Pais), contestata dal banchiere Guillermo Lasso (Creo-Suma) i cui sostenitori stanno scatenando scontri e violenze. E in Venezuela ripartono le guarimbas, le tecniche di guerriglia di strada che, nel 2014, hanno provocato 43 morti e oltre 850 feriti. Un ragazzo di 19 anni è morto in circostanze da chiarire, ci sono stati diversi sabotaggi. Venti di guerra si proiettano sul continente, per effetto dei rivolgimenti geo-politici innescati dall’era-Trump.

LE INTELLIGENCE dei paesi progressisti lanciano l’allarme: alla frontiera colombiana arrivano forti rinforzi di truppe, il gigantesco acquisto di armi agli Usa compiuto dal presidente argentino Mauricio Macri potrebbe essere impiegato per ridurre a più miti consigli il Venezuela bolivariano. Caracas e il suo governo chavista sono sempre più nell’occhio del ciclone. Dalle istituzioni internazionali e dai grandi media è partita un’operazione in grande stile. Al Parlamento europeo, i deputati della sinistra hanno respinto con forza l’approvazione di una mozione di condanna. In Spagna, Podemos ha detto forte e chiaro: «Giù le mani dal Venezuela». Anche in Italia, la sinistra di alternativa, i movimenti e gli intellettuali si mobilitano. Oggi a Roma (ore 12 a piazza Venezia, lato della colonna Traiana) un sit-in di appoggio «alla rivoluzione bolivariana e al suo governo»solidarietà.

A CARACAS, l’opposizione appare ben intenzionata a premere sul pedale delle proteste violente con lo schema delle «rivoluzioni colorate», forte dell’appoggio internazionale. Le due grosse manifestazioni hanno nuovamente mostrato che le destre non godono del medesimo consenso di piazza del socialismo bolivariano. Tuttavia, il paese appare spaccato, sottoposto a un gioco di nervi di allarmi e tensioni internazionali. Il governo rinnova l’appello al dialogo, promosso dal Vaticano e dalla Unasur con alcuni ex presidenti guidati dallo spagnolo Zapatero. Le destre, però, sperando di sferrare l’attacco finale e moltiplicano devastazioni e blocchi stradali.

L’AMMIRAGLIO Kurt W. Tidd, capo del Comando Sud degli Stati uniti ha presentato al Comitato dei Servizi militari del Senato un rapporto in cui sostiene che il Venezuela – considerato «una minaccia inusuale e straordinaria per la sicurezza Usa» – può diventare «un fattore destabilizzante» per tutta la regione. Un continente in cui «Cina, Russia e Iran hanno stabilito nell’ultima decade una maggior presenza … Questi attori globali vedono l’arena economica, politica e di sicurezza dell’America latina come un’opportunità per raggiungere i loro obiettivi a lungo termine e avanzare in aree di interesse incompatibili con le nostre e con i nostri soci», dice il Comando Sud.

INTANTO, un dettagliato rapporto video ha portato allo scoperto in Venezuela un piano eversivo organizzato da alcuni ufficiali, ed ex poliziotti, articolato con le decisioni internazionali che hanno portato il Venezuela sotto attacco dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa) e del suo Segretario, l’uruguaiano Luis Almagro.

«ALMAGRO non è in grado di reggere quel ruolo. Il nostro governo non lo sostiene», ha dichiarato il vicepresidente dell’Uruguay, Raul Sendic, pur precisando di non condividere i toni usati da Maduro. Basandosi sulle dichiarazioni dell’ex ministro degli Esteri uruguayano del Frente Amplio, il presidente venezuelano aveva accusato le rappresentanze uruguayane di connivenza con gli Usa. E a Cuba è stato convocato per il 10 un vertice dell’Alba.