Il Venezuela sarà la Siria del Latinoamerica? La prospettiva è reale, almeno nelle intenzioni di chi ha interesse a destabilizzare il paese per fare del continente un’altra polveriera. “Il Venezuela potrebbe seguire lo stesso cammino di paesi come la Siria”, hanno detto gli Stati uniti all’Onu, cercando di sanzionare Caracas sui diritti umani (ma sono stati respinti). “Il Venezuela è un pericolo per tutta la regione”, ha detto Donald Trump dopo una riunione a porte chiuse nello Studio Ovale con il suo principale alleato in America latina, il presidente colombiano Manuel Santos.

E ieri nuove sanzioni per otto magistrati del Tribunal Supremo de Justicia (Tsj). Prendere a bersaglio la massima istanza costituzionale di un paese – ago della bilancia nell’equilibrio di cinque poteri di una repubblica presidenziale – non è di poco conto. Di fronte alle decisioni eversive prese dal Parlamento a maggioranza di opposizione (ultima la richiesta di intervento militare nel paese), il Tsj si è pronunciato spesso, scatenando anche polemiche.

Quattro senatori Usa hanno proposto a Santos un ulteriore aiuto militare contro “le provocazioni” di Caracas nel Tachira. “Se c’è un conflitto, la Colombia deve potersi difendere”, hanno detto. Come se la Colombia non ospitasse già il più alto numero di basi militari Usa nel continente, per non parlare dei paramilitari agli ordini di Uribe (un gruppo che indossava divise della polizia bolivariana è stato arrestato a Caracas).

“Oggi riaffermiamo la nostra alleanza – ha detto Trump rivolto a Santos – lavoriamo per portare pace e prosperità all’emisfero occidentale” e per costruire un “muro bello e imponente”. Perché “i muri funzionano. Chiedete a Israele”.

Nel “modello siriano”, la Colombia avrà lo stesso ruolo della Turchia? Lo Stato Tachira, alla frontiera con la Colombia, è la prima trincea. Un centinaio di paramilitari ha assaltato un commissariato e tentato di prendere il controllo dei punti nevralgici. Ieri, sono arrivati nello Stato i primi contingenti militari di rinforzo. I siti di estrema destra hanno però mostrato gli agguati di cui sono stati oggetto: mentre gruppi di paramilitari impedivano alla truppa di procedere, altri l’aggredivano dall’alto, obbligandola a rifugiarsi in un bosco.

I militari non portano armi, solo idranti e lacrimogeni. La consegna del presidente è sempre la stessa: “Capiamo le vostre sofferenze, vi siamo eternamente grati, ma vi chiediamo di non cadere nelle provocazioni. Respingiamo la violenza, siamo un paese di pace”. Ieri, anche la bellicosa Conferenza episcopale ha accettato l’invito del papa e ha partecipato alle riunioni dell’Assemblea costituente. Maduro ha ringraziato: “che dio ci assista”, ha detto.

Prima, aveva ricordato la nascita di Ho Chi Minh e Malcom X: “due grandi rivoluzionari, uomini visionari che hanno lottato per trasformare la realtà degli oppressi, per l’autonomia e l’autodeterminazione dei popoli”. Ma per oggi le destre hanno annunciato un’altra battaglia campale. Intanto, nello Stato Miranda, un gruppo oltranzista, a caccia di medici cubani, ha assaltato la sala parto di un ambulatorio gratuito, nel comune Carrizal.