Il sontuoso Palacio Federal Legislativo, posto a sud di piazza Bolivar e ancora oggi uno dei più importanti luoghi storici della capitale venezuelana Caracas (il palazzo fu costruito nel 1872) ha visto la sua cupola dorata assistere ancora una volta a un evento storico, seppure all’interno di una contemporaneità piuttosto complessa. Ieri all’interno dell’edificio ha giurato e ha iniziato i suoi lavori l’Assemblea Costituente, richiesta – come permette la costituzione – da Maduro, ma contrastata tanto dalle forze di destra all’opposizione, quanto da alcune forze politiche, o movimenti, più vicini al presidente venezuelano.

L’INIZIO DELLE ATTIVITÀ del nuovo organo legislativo (tra i 545 deputati figurano anche il figlio e la moglie di Maduro), non è nato tra i migliori auspici: l’opposizione ha promesso una manifestazione di protesta molto ingente; in precedenza il popolo di Maduro aveva «scortato» metaforicamente l’Assemblea con grande partecipazione sulle strade e sulla vicina piazza Bolivar.

Molti giovani, tutti in maglietta rossa e con in mano le foto di Bolivar e Chavez, hanno riempito le vie limitrofe, trasformando la piazza alberata dalla quale si dipanano le vie e le quattro direttrici cittadine in una sorta di simbolo, come a voler dimostrare che il cuore di Caracas – con il suo esempio di liberazione dal colonialismo al centro – sta con Maduro. Ma nella mattina di ieri un brutto colpo al governo bolivariano (nonostante il favore di 57 paesi dell’Onu) è arrivato dal papa. Il pontefice che fino a ieri aveva tenuto una posizione di invito al dialogo, ha invece chiesto esplicitamente – attraverso un comunicato ufficiale della Santa sede- la «sospensione dei lavori» dell’Assemblea.

PAPA FRANCESCO ha forse capito che il momento è determinante e che prima di tutto il rischio da evitare è una guerra civile. Frenare la «forzatura» di Maduro è forse l’ultimo appiglio che il papa vede per evitare un ennesimo bagno di sangue fratricidia all’interno del continente latino americano.

I lavori della Costituente sono stati aperti dal dirigente chavista Soto Rojas, il più anziano tra i 545 membri dell’assemblea. «Il Venezuela vuole pace», ha sottolineato Soto Rojas, in mezzo agli applausi dei parlamentari «chavisti» nel Salone ellittico del Palazzo federale legislativo.
«Nella giornata odierna – ha aggiunto – il popolo del Venezuela insedia la sovrana e plenipotenziaria assemblea costituente. Il nuovo organo lotterà contro l’oppressione straniera e contro la borghesia nazionale».

DELCY RODRIGUEZ, definita dallo stesso Maduro «una tigre» per la sua difesa del «socialismo bolivariano» effettuato in più occasioni internazionali, è stata nominata presidente dell’Assemblea. Rodriguez era già stata ministra degli esteri, e siera dimessa proprio perché candidata alla Costituente.
«Prometto di difendere la patria da tutte le aggressioni o le minacce», ha dichiarato l’avvocatessa di 48 anni con una bandiera del Venezuela e una copia della Costituzione in mano. Dalla sua postazione, poi, camicia bianca e giacca rossa ha ricordato che «nessuno può mettere in discussione la sovranità venezuelana. Dal 1999 il popolo ha scelto il suo destino».

Ufficialmente i lavoro inizieranno davvero oggi, mentre ieri una protesta delle opposizioni, sarebbe stata dispersa dalle forze di sicurezza nazionale con gas lacrimogeni mentre tentava di avvicinarsi alla sede del parlamento di Caracas. Per l’opposizione una notizia positiva era arrivata già nella mattinata di ieri: Antonio Ledezma – ex sindaco di Caracas ed esponente delle opposizioni – è stato scarcerato e riportato a casa dove potrà rimanere agli arresti domiciliari. A darne notizia su Twitter è stata la moglie, Mitzy Capriles. «Informo il paese che pochi minuti fa improvvisamente è stato portato nella nostra abitazione. Torna agli arresti domiciliari». La notizia ha trovato conferma a Madrid nella parole dell’avvocato Javier Cremades, che fa parte del team che difende l’oppositore Leopoldo López.