Colpo grosso contro l’estrema destra in Venezuela. Il ministro degli Interni giustizia e pace, Miguel Rodriguez Torres, ha presentato in televisione una nuova puntata di alcune registrazioni video. Prove che mostrano, indiscutibilmente, i piani eversivi che hanno guidato le proteste violente contro il governo nei mesi scorsi e quelli programmati per il futuro: stragi, omicidi selettivi, provocazioni. Piani in cui è coinvolto l’ex presidente colombiano, Alvaro Uribe, che in molti, nel suo paese, vorrebbero mandare a giudizio per le attività paramilitari di cui è paladino.

Tutto si è messo in moto con l’arresto di alcuni giovani nazisti, estradati dalla Colombia: militanti del gruppo antisemita Javu – gemellato con la balcanica Otpor, nata durante i conflitti nella ex-Jugoslavia nelle scuole Cia – e a capo di alcune Ong finanziate dalle agenzie per la sicurezza Usa. Il giovane Lorent Gomez Saleh, attivo in tutti i consessi dell’estrema destra internazionale, parla apertamente di come organizzare attentati e provocazioni durante «manifestazioni di piazza» ed elenca armi, soldi ricevuti e legami con i cartelli colombiani e paramilitari.

Questa volta, nessuno, nel campo della destra, ha parlato di «manipolazioni», anche se l’imbarazzo delle parti più moderate dell’opposizione – riunita nel cartello Mesa de la unidad democratica (Mud) – non si è spinto fino a una presa di distanza piena dai militanti oltranzisti: fino a poco tempo fa definiti «pacifici studenti». Per ora, l’opposizione sembra aver silenziato le componenti più estremiste, capitanate da Leopoldo Lopez – il leader di Voluntad popular, in carcere in attesa di processo -, da Maria Corina Machado e dal sindaco della Gran Caracas, Antonio Ledezma. Intanto, la Mud ha eletto il nuovo segretario esecutivo, Jesus Torrealba, sponsorizzato dall’ex candidato presidenziale, Henrique Capriles. Torrealba, giornalista con trascorsi di sinistra, ha annunciato sì l’intenzione di tornare al dialogo con il governo, ma al contempo ha detto che l’opposizione tornerà in piazza il 4 ottobre: per affilare le armi in questa fine anno senza elezioni e prepararsi alle parlamentari del dicembre 2015.

Intanto, il campo chavista assapora il successo ottenuto all’Onu dal presidente Nicolas Maduro, registrato anche dai notisti politici internazionali avversi al suo governo bolivariano. Durante le giornate newyorchesi, Maduro ha dapprima interpretato le istanze dei movimenti ambientalisti internazionali al vertice Onu sul clima: «Per cambiare il clima occorre cambiare il sistema», ha detto spiegando i termini dell’«eco-socialismo» bolivariano. Poi ha fatto un bagno di folla con i poveri del Bronx, ai quali dal 2005 il Venezuela invia carburante gratuitamente. E infine ha incontrato i rappresentanti del Congresso mondiale ebraico. Al contempo, ha levato la voce in favore del popolo palestinese, al quale sono arrivate tonnellate di aiuti dopo il massacro di Gaza.

E ieri, Maduro ha annunciato un piano milionario da inviare ai paesi colpiti dall’Ebola. Una misura subito contestata da Capriles, che considera «sprechi» i progetti di solidarietà internazionale messi in atto dal governo chavista.

Il discorso di Maduro all’Onu, che ha ricevuto il plauso del cubano Fidel Castro, è stato definito «storico» dal rappresentante permanente del Venezuela all’Onu Jorge Valera che, da Ginevra ha ipotizzato «quasi imminente» un’entrata del Venezuela al Consiglio di sicurezza. E, a tarda sera, Caracas attendeva un messaggio del papa a Maduro per la chiusura della Settimana internazionale della pace.