Si può senz’altro criticare la propensione del governo venezuelano alle denunce pubbliche circa i piani cospirativi delle destre, nel paese e fuori: a forza di gridare «al lupo, al lupo», quando il lupo effettivamente arriva, nessuno accorre più. E inoltre si rischia di avallare l’ampia e variegata pubblicistica di opposizione che – in modo arrogante e razzista – tenta di dipingere come paranoico e autoritario il governo (il “regime”) di Nicolas Maduro (per la cronaca, il presidente viene chiamato Maburro – ove burro significa asino – per i suoi trascorsi operai, e dipinto con una banana in mano, così come Chavez veniva rappresentato come scimmia per le sue origini indigene. Circolano fotomontaggi in cui lo si vede fare la fine di Gheddafi o di Saddam Hussein, eccetera, ma nessuno è mai andato in galera per questo). In questi giorni, Maduro ha accusato il vicepresidente degli Stati uniti, Joe Biden, di favorire piani destabilizzanti. E si può pensare che la politica di Barack Obama nei confronti dell’ex «cortile di casa» non sia quella del suo predecessore: niente golpe, tutt’al più una “doppia morale” (da una parte apertura – per quanto avvelenata – nei confronti di Cuba, dall’altra sanzioni al Venezuela che di Cuba è alleato e che, come Cuba, non rinnega il socialismo). E d’altro canto lo stesso Maduro continua a cercare il dialogo con gli Usa e, in una lettera inviata a Obama, ha accusato la «mafia di Miami» di essere all’origine delle cospirazioni.

Si può anche prendere per buono l’argomento delle destre che ritengono quegli allarmi un diversivo per distogliere il popolo venezuelano dal «fallimento del modello socialista» e dalle sue conseguenze (scarsità di prodotti, code, inflazione). E tuttavia, molti fatti avvalorano le analisi di un golpe strisciante: come quello messo in atto in Cile contro il governo socialista di Salvador Allende, l’11 settembre 1973. O come quello realizzato contro il legittimo presidente dell’Honduras, Manuel Zelaya, il 28 giungo del 2009 (e Obama già c’era). Alcuni volti che incarnano l’opposizione più accesa in Venezuela – come Maria Corina Machado o Leopoldo Lopez, un tempo più stretto sodale di Henrique Capriles Radonski – sono quelli che hanno animato il colpo di stato (a guida Cia) contro Chavez del 2002. La loro idea di “democrazia” è stata sponsorizzata da ex presidenti di destra come il cileno Sebastian Piñera, il colombiano Andrés Pastrana o il messicano Felipe Calderon. E gli attori del nuovo copione appartengono alla stessa classe dell’ex presidente della locale Confindustria, Carmona Estanga, portato allora al governo dai personaggi di cui sopra, prima che il popolo venezuelano rimettesse in sella il presidente che aveva eletto e ripristinasse la Costituzione che Estanga aveva appena abolito.

Il Venezuela custodisce le prime riserve di petrolio certificate al mondo: attraverso il controllo della compagni petrolifera di stato – Pdvsa – ha messo in atto una massiccia ridistribuzione di risorse a favore delle classi popolari. Se Chavez non fosse andato al governo, si sarebbe arrivati alla privatizzazione di Pdvsa, già ridotta a un comitato d’affari. In questi giorni, sono arrestati per corruzione alcuni alti funzionari dell’impresa. E sono finiti in carcere vari responsabili di grandi catene di supermercati: accusati di tenere in magazzino numerosi prodotti – dagli alimenti ai medicinali – per provocare le code chilometriche diffuse dai media internazionali. Arrestati anche i proprietari di diversi depositi che avevano stornato tonnellate di merci destinate ai supermercati per essere vendute a prezzi sussidiati. E invece pronti per il mercato nero. In un sistema economico ibrido come quello in vigore in Venezuela, di certo non sono mancati gli errori di pianificazione. Ma la principale difesa degli arrestati è un’indicazione per capire lo scontro di interessi in corso: «è colpa della legge sul lavoro che vieta di licenziare le cassiere assenteiste», hanno detto. Fatto sta che, dopo gli arresti, gran parte delle code sono scomparse. E diverse inchieste hanno mostrato camion di persone pagate per far le code e accaparrarsi i prodotti.

Paranoia del complotto? Intanto, il giovane deputato Robert Serra, a capo della commissione parlamentare che indagava i legami con l’estrema destra internazionale, è stato ucciso con la complicità degli agenti di scorta. E un altro ex agente di scorta è al centro di una grottesca denuncia per traffico di droga al presidente del parlamento, Diosdado Cabello, proveniente dagli Usa. La deposizione è però «presa molto sul serio» dalla magistratura nordamericana. La tesi: il Venezuela è uno stato «narco-terrorista», in combutta con agenti cubani e con i guerriglieri delle Farc colombiane. Ieri, il chavismo ha festeggiato la ribellione civico-militare del 4 febbraio 1992, guidata dall’allora tenente colonnello Hugo Chavez contro le politiche neoliberiste di Carlos Andrés Pérez. Una marcia al grido di: No volveran, non torneranno.