Il Venezuela all’angolo nel Mercosur? Dopo aver ricevuto la presidenza pro-tempore del Mercosur sociale, al paese bolivariano sarebbe toccata ieri anche quella dell’intero organismo regionale, composto anche da Brasile, Argentina, Paraguay, Uruguay e Bolivia, entrata di recente. Brasile e Paraguay hanno però messo in questione il passaggio del testimone al Venezuela, previsto per ordine alfabetico dopo la presidenza pro-tempore dell’Uruguay. Nei giorni scorsi, l’emissario di Michel Temer, il ministro degli Esteri brasiliano José Serra (del Psdb, il partito del candidato anti-Rousseff, Aecio Neves) si è recato in Uruguay per convincere il presidente Tabaré Vazquez ad accettare almeno una sospensione fino ad agosto del Venezuela, messo in questione dalle destre al proprio interno.

Sulla stessa linea il Paraguay, unico paese ad aver appoggiato nettamente la richiesta di sanzioni contro Caracas proposta all’Osa dal Segretario generale Luis Almagro (anch’egli uruguayano del Frente Amplio, ma «scomunicato» dall’ex presidente tupamaro Pepe Mujica). Il previsto vertice dei presidenti del blocco regionale è stato sospeso, ma l’Uruguay si era detto disponibile a consegnare il testimone alla ministra degli Esteri venezuelana, Delcy Rodriguez, che ieri ha incontrato diversi rappresentanti politici del Frente Amplio.

Rodriguez ha denunciato la violazione delle regole del blocco regionale, imposta dai rappresentanti di due governi «de facto»: quello neoliberista del Paraguay (frutto della deposizione dell’allora presidente Fernando Lugo, nel 2012), e quello del Brasile, che ha sospeso con un modello analogo di «golpe parlamentare» la presidente Dilma Rousseff, attualmente sotto impeachment. La ministra degli Esteri venezuelana ha chiesto che venga fissata quanto prima la data del passaggio di consegne, ma al momento in cui scriviamo la situazione non si era ancora sbloccata. L’unica voce schierata a fianco del Venezuela senza tentennamenti è stata quella del presidente bolivano Evo Morales.

Il suo omologo dell’Argentina, l’imprenditore Mauricio Macri ha per contro già annunciato l’intenzione di «rendere flessibile il Mercosur» per arrivare a un Accordo di libero commercio con l’Alleanza del Pacifico a guida Usa, che si è riunita di recente. Alle inusuali parole del papa Bergoglio, che per i 200 anni dell’indipendenza argentina ha invitato a pregare per «la Patria Grande che sognarono San Martin e Bolívar» e a difenderla «da ogni tipo di colonizzazione», Macri ha risposto con uno sbadiglio.

Intanto, la Unasur ha convocato l’opposizione venezuelana a un nuovo incontro di dialogo, coordinato dall’ex presidente spagnolo José Zapatero, previsto per domani e dopodomani. Il governo ha accusato il partito Voluntad popular di aver armato le bande che hanno compiuto due attentati, uno nello stato di Portuguesa – in cui è rimasto ucciso un agente e vi sono stati 30 feriti – e un altro nello stato di Miranda, dove una decina di «motorizados» hanno aggredito una pattuglia e ucciso due poliziotti.

Ma i giornali di mezzo mondo han dato spazio alle migliaia di «affamati» venezuelani corsi nei supermercati della Colombia, dopo la riapertura parziale della frontiera: guidati da gruppi di «damas en blanco» e dai leader dell’opposizione venezuelana. In barba alla logica e alla matematica: perché nessun presunto «affamato» venezuelano potrebbe fare incetta dei prodotti in vendita a Cucuta, cittadina colombiana di frontiera, meta del traffico illegale di alimenti sussidiati e di benzina proveniente dal Venezuela. Per esempio: un kg di carne dal lato della frontiera venezuelana costa tra 3.500 e 4.000 bolivar. Da quello colombiano, oltre 10.000 pesos. Il cambio ufficiale è di 0,24 bolivar per peso. Comprare un kg di carne in Colombia costa dieci volte di più che in Venezuela. E i prodotti, come abbiamo potuto verificare di persona, in Venezuela, non mancano: solo che i trafficanti se li accaparrano per venderli al mercato nero e i commercianti li vendono a prezzi stellari. Quindi, a «precipitarsi» oltrefrontiera potrebbero essere solo persone di classe medio-alta o chi traffica col dollaro parallelo, che al mercato nero ha superato i 1.300 bolivar per dollaro.