Venezia è una delle città più colpite dalla crisi economica dovuta al Covid, perché in Laguna il turismo costituisce la prima e quasi assoluta fonte di introiti per la municipalità e per i residenti del centro storico.
Gabriella Belli, direttrice della Fondazione Musei Civici, cerca di ragionare sull’impatto della crisi sui dodici musei cittadini, perle del patrimonio culturale mondiale come Palazzo Ducale, Museo Correr, Ca’ Pesaro, Ca’ Rezzonico, Palazzo Fortuny…

Come vivrà Venezia in assenza del turismo internazionale? Con la riapertura delle sedi culturali, in che modo sarà resa fruibile l’arte della Serenissima?

I Musei civici riapriranno le porte a metà giugno. La Fondazione è sana dal punto di vista economico, ma a causa del Covid abbiamo parte del personale in cassa integrazione, purtroppo. Siamo coscienti dello stato di crisi. Muve non ha mai avuto problemi di sovraffollamento – anche se Palazzo Ducale conta circa un milione e seicentomila visitatori all’anno. È però nostro dovere organizzarci al meglio per infondere nelle persone il desiderio di tornare a frequentare spazi pubblici al chiuso. Perciò, «bellezza in sicurezza». Oltre a dotarci di tutti i dispositivi sanitari occorrenti e a garantire il metro e mezzo di distanza, regoleremo gli ingressi. Punteremo su un pubblico di prossimità – veneziani e veneti – perché si passino di nuovo il testimone sulla storia di Venezia. Gli orari saranno flessibili, ridotti ma più lunghi il sabato e la domenica, per visite guidate e laboratori su prenotazione, con una serie di opportunità di intrattenimento per le famiglie. La parola magica per la città adesso è «organizzazione», Dal 15 giugno a fine luglio ricomincia il Summer Camp, attivo già da 6 anni: un campo estivo per bambini dai 7 agli 11 anni, soprattutto nel giardino di Ca’ Rezzonico e a Forte Marghera con percorsi naturalistici. Nei musei non affollati gruppi di dodici bambini alla volta potranno muoversi liberamente sentendosi come a casa propria.

Con l’iniziativa «Oggi vi raccontiamo che…» è stato spezzato il silenzio assordante di Venezia in quarantena. I musei della Fondazione sono entrati virtualmente nelle case portando oggetti preziosi delle loro collezioni: i taccuini di viaggio di Antonio Paravia, i globi terrestri e celesti su legno di Vincenzo Coronelli, le camere ottiche mobili di Canaletto e Guardi, la scatola visiva Il Mondo Nuovo di Giandomenico Tiepolo, il carosello dei Re Magi negli ingranaggi della Torre dell’Orologio. Pensate di dar seguito a questa modalità narrativa con la riapertura?
La via obbligata della comunicazione on line con il pubblico ci è sembrata perfetta per valorizzare l’anima delle collezioni che custodiscono al loro interno anche oggetti curiosi oltre che pitture e sculture. Pensiamo di pubblicare questa raccolta di notizie e di tradurre i racconti nelle visite guidate. Si possono veicolare contenuti complessi attraverso narrazioni che attingono alla vita quotidiana.

In Danimarca musei, parchi divertimento e zoo, temporaneamente chiusi, sopperiscono alle aule scolastiche, troppo piccole per garantire il distanziamento fisico, offrendosi come spazi per lezioni all’aperto. È pensabile una compensazione analoga nei musei veneziani?
In autunno difficilmente le scuole andranno nei musei. Viceversa, noi stiamo incrementando il settore Musei in classe, con unità didattiche che portino il museo fuori dalle sue porte fisiche, realmente e virtualmente. È allo studio di fattibilità anche l’idea di visite guidate con droni: il direttore del museo sta dentro, in collegamento con classi che hanno in programma il Rinascimento, il Seicento e il Settecento, e che possono interfacciarsi, ponendo domande.

Che cosa insegna l’epidemia alle strategie di gestione della cultura?
Insegna che Venezia dev’essere prenotabile in tutti suoi servizi, almeno per l’80-85%. La città sta sviluppando sperimentazioni importanti sulla distribuzione dei flussi, con un sistema stretto di prenotazioni e fasce orarie, che torneranno utili quando si riapriranno le porte a turisti di tutto il mondo. Il flusso regolato e coordinato aiuterà la città a decongestionarsi. Non possiamo chiedere a chi ama viaggiare e scoprire il mondo di rinunciare a Venezia, a questo unicum architettonico e monumentale di autenticità europea con una densità culturale fra passato e contemporaneo che non ha eguali. Venezia soffre della mancanza di turisti, ma è anche il turista ad aver bisogno di Venezia.