Due deputati indagati nell’inchiesta Mose, costata non solo la poltrona al sindaco-avvocato Giorgio Orsoni. Così nel Pd formato Consorzio Venezia Nuova (Cvn) c’è una sola candidatura, obbligata e popolare, nella rincorsa alle Comunali di primavera: Felice Casson, 61 anni, senatore dissidente rispetto al governo Renzi.

L’ex pm ha deciso di puntare a Ca’ Farsetti, dieci anni dopo la cocente sconfitta subìta da Massimo Cacciari. Casson sarà «in campo» ufficialmente prima di Natale, in vista delle Primarie del centrsonistra (a febbraio, quasi inevitabile) ma anche per calamitare l’area civica, ecologista e di sinistra. L’alternativa è secca: da una parte cannibali, lobby e monopoli; dall’altra chi vuol davvero salvare Venezia e difendere gli interessi pubblici.

Sulla graticola, invece, i deputati Michele Mognato e Davide Zoggia convocati dal pool della Procura che fa luce sul finanziamento di 400-500 mila euro «offerto» da Giovanni Mazzacurati del Cvn a sostegno della campagna elettorale di Orsoni nel 2010. Come testimone è stato ascoltato dai magistrati anche Alessandro Maggioni, all’epoca segretario comunale Pd ed ex assessore ai lavori pubblici. «Del tutto normale, come rispondere alle domande».
Mognato e Zoggia sono iscritti nel registro degli indagati e respingono le accuse formulate anche in base ai verbali di Orsoni. Ma il nome di Zoggia (ex presidente della Provincia e poi al vertice del Pd con Bersani) compariva fin dall’ordinanza del 4 giugno: due consulenze da 7.428 euro e 72 cent più 40 mila euro di “contributo” alla sua candidatura. E quello di Mognato spunta dall’intercettazione del 23 aprile 2010 in relazione all’intervento di Giampietro Marchese (ex tesoriere e consigliere regionale Pd, arrestato il 4 giugno) che al Consorzio veneto coop avrebbe cercato di “sistemare” Ennio, fratello dell’ex vicesindaco e segretario provinciale Pd.

Una pessima partenza per Alessandra Moretti, aspirante governatrice del Veneto. Venerdì sera a un dibattito ha scandito a caldo: «Sono convinta che chi è coinvolto deve fare un passo indietro…». E soprattutto lascia intendere che le liste delle Regionali non potranno più replicare il “modello veneto” caro all’apparato, ai vecchi Ds e alle coop di riferimento.

Ieri è toccato a Pierluigi Bersani arginare l’effetto Mose. Ospite del convegno nel centro congressi ciellino papa Luciani di Padova, si è speso così su Zoggia, il suo braccio destro nella mancata scalata a palazzo Chigi: «Sono convinto che Zoggia e Mognato riusciranno a dimostrare la loro estraneità. Certo questi fatti non fanno bene, ma bisogna assolutamente insistere nell’idea che ci possa essere una politica pulita: altrimenti, siamo totalmente disarmati. Un paese senza politica non può mica vivere…».

A Venezia, Casson è pronto alla sfida preliminare. Alle Primarie parteciperà di sicuro il super-renziano Jacopo Molina che da mesi mobilita il comitato di sostegno. Sembra destinato a defilarsi il sottosegretario all’economia Pierpaolo Baretta: l’ex dirigente della Cisl sa di non reggere la contrapposizione. E va verso l’archiviazione anche la candidatura di Nicola Pellicani, giornalista del gruppo Espresso alla testa della Fondazione intitolata al padre Gianni. Piuttosto si tratta di capire quando e come convergeranno su Casson fin dalle Primarie anche Sel, Rifondazione e la lista Venezia 2020…