Grandi manovre a sinistra, in attesa del risultato delle presidenziali greche che – nelle speranze di molti – dovrebbe fare da detonatore alla nascita di un’area capace di dare una casa ai tanti senzatetto a sinistra del Pd.

Nichi Vendola ormai non ha dubbi, il Pd renziano sta completando una mutazione genetica. Oggi Matteo Renzi è «l’impedimento allo sviluppo di una sinistra di governo che non alzi la bandiera della resa e del compromesso sulle politiche dell’austerità e del liberismo».

Da domani fino a domenica, giorno delle elezioni di Atene, a Milano (alla Permanente) parte Human Factor, laboratorio di ricerca di contenuti organizzata da Sel.

Ma le presenze vanno molto al di là del piccolo partito di Vendola. «47 tavoli, 272 relatori fra cui due premi nobel, 27 fra professori e ricercatori universitari, 43 relatori dal mondo dell’associazionismo, 11 dai sindacati, 1500 iscritti a ieri» spiega Betta Piccolotti. Mai dire Leopolda rossa. «Noi abbiamo l’ambizione di approfondire quello di cui parliamo», puntualizza. E anzi rovescia l’accusa di plagio, «nel caso siamo stati noi i primi ad esportare in Italia il format del bar-camp».

All’appuntamento arrivano tutte le anime della sinistra, non solo della politica. Domenica mattina, dopo due giorni di discussione e tavoli, sul palco saliranno fra gli altri Stefano Fassina, Gianni Cuperlo, Pippo Civati, Fabrizio Barca ma anche Paolo Ferrero (Prc), Marco Revelli (l’Altra Europa), Luigi De Magistris e i sindaci di Sel Zedda e Pisapia, con le conclusioni di Nichi Vendola.

È l’ora X della sospirata nuova formazione? No, frena Vendola, «non andremo a Milano per dare un annuncio. Human factor è l’inizio di un cambiamento di Sel, l’inizio di una pratica. Ci confronteremo e discuteremo con una varietà di interlocutori impressionante e ci sarà la possibilità di mettere in dialogo protagonisti differenti. Ci prendiamo il lusso per tre giorni di vivere di stimoli forti, perché c’è bisogno di riscrivere un vocabolario di parole chiave e progetti per quella sinistra innovativa, popolare e giovanile che vogliamo costruire. Non è solo l’intenzione di mettere a disposizione la nostra comunità politica e le nostre energie in vista di un’ora X, che è la fondazione di un nuovo partito. Siamo dentro una scena politica che registra cambiamenti forti. La crepa che si comincia a aprire nel Pd disvela la natura reale del partito di Renzi». Il segretario del Pd «si è congedato definitivamente dai valori e dalle radici sociali della sinistra. Dopo aver cannibalizzato l’elettorato a destra e a sinistra, ha giocato a distanziarsi da quel Pd che pure porta, per intero, le responsabilità per aver collaborato con le politiche dell’austerità che stanno uccidendo l’Europa. E quando la ministra Pinotti va in Liguria a benedire l’alleanza tra il Pd della signora Paita e gli scajoliani, questa è la rivelazione di cosa sia la mutazione genetica del partito».

Il caso Liguria è una delle «crepe» che si stanno aprendo nel Pd, forse la più grande.

Sergio Cofferati, il candidato sconfitto con i brogli che ha clamorosamente lasciato il partitone, non è nel cartello milanese – l’assenza viene attribuita a una frattura al braccio – ma Vendola spera che faccia una sorpresa.

Ancora a proposito di assenze, non ci sarà Maurizio Landini. Il leader Fiom, che pure non diserta mai i congressi della sinistra, stavolta forse non vuole collocarsi nella prima fila di quello che – al di là delle caute definizioni dei protagonisti – è un appuntamento in direzione di un nuovo soggetto politico.

Per ora un leader non c’è, nel senso che ce ne sono molti. Cofferati è della partita. «Cofferati è un interlocutore prezioso, una bandiera, un pezzo di storia della sinistra sociale e ha il carisma di un riformista doc. Ma non abbiamo bisogno di un uomo della provvidenza, semmai di una ricerca, di una costruzione larga e unitaria e anche della capacità – conclude Vendola – di mettere in campo una leadership collegiale».