Quando Nichi Vendola finisce di parlare la regia fa esplodere un “Bella ciao” scatenato, liberatorio, come quello che ha cantato tutta piazza Omonia all’ultimo comizio di Alexis Tsipras ad Atene. Sono le quattro del pomeriggio di domenica, ma già si inizia a festeggiare la vittoria greca. Potenza di Tsipras, nel pomeriggio non ha ancora vinto ma già fa il miracolo a Milano: rimettere le sinistre tutte insieme.

«Non sciolgo Sel e non dico a questa comunità di fare un passo indietro, le dico di fare molti passi avanti», urla Vendola.

Alla conclusione di Human Factor, appuntamento di Sel aperto alle mille sfumature della sinistra, il leader lancia la proposta di un «coordinamento delle forze di sinistra», non una cabina di regia di capifazione ma «un coordinamento fatto da rappresentanti di associazioni, collettivi e forze politiche che vogliono far parte del processo».

Vendola giura che, da maggiore forza della sinistra-sinistra italiana, non metterà il cappello sulla nuova nata. E che le risse sono alle spalle.

Tutti faranno la loro «cessione di sovranità perché assieme tutti si possa avanzare». Chi aderirà alle «camere dei diritti», anche così le chiama, potrà prendere «la doppia tessera, la doppia militanza»: ma questo è dettaglio che appassiona solo i militanti dei partiti, la nuova casa accoglierà anche tutti i senzatetto della sinistra e non sarà «la somma algebrica della sinistra del passato».

Parte così, poche ore prima della vittoria di Tsipras – per Vendola il segnale che «l’Europa non è morta» – la nuova via della sinistra italiana, speriamo con maggiore fortuna delle precedenti.

Stavolta però alcuni fondamentali migliori, parziali e tuttavia significativi, ci sono. Dettagli millimetrici per i più, che però hanno un peso in un mondo fin qui condannato alle divisioni.

Ad esempio: è la prima volta dalla scissione del 2009 che Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione, parla da un palco di Sel. Dopo essersele date di santa ragione per anni, politicamente parlando, stavolta i due leader si danno ragione. Ferrero oggi parla della necessità di una «sinistra di governo», formula fondativa del partito di Vendola. Ferrero non ha cambiato idea, ma è l’era ad essere cambiata: oggi Vendola non considera più il Pd di Renzi un alleato, dunque quando parla di ’sinistra di governo’ parla di sinistra-sinistra. Ferrero applaude alla proposta di coordinamento, che aveva avanzato all’ultimo congresso Prc, un anno fa.

Oggi dalle parole si può passare ai fatti, le stelle rosse sembrano allineate.

Non si allineano invece gli astri della minoranza Pd. Gianni Cuperlo pronuncia un no garbato alla domanda che aleggia nella sala della Permanente: «Quello che state facendo è prezioso, ma sarebbe un limite se una condizione di questo disegno fosse la rottura di un partito che raccoglie militanti magari delusi ma convinti che in questo partito vi sia un pezzo della loro storia». Stessa musica da Stefano Fassina, accolto da grandi applausi. Risponde al sociologo Marco Revelli che aveva parlato di «mutazione genetica del Pd, ormai è un Ogm»: «Se siamo ancora convinti che è possibile cambiare rotta è perché nel Pd, tra gli amministratori, nei circoli, ci sono tante energia in sintonia con le nostre domande», dice. Traduzione: restano nel Pd. «Camminiamo insieme», concludono entrambi.

Tutto diverso il caso di Sergio Cofferati, che ha lasciato il Pd e invia una lettera all’assemblea. E quello di Pippo Civati, che è ancora dentro il suo partito ma esordisce con un eloquente «qui mi sento a casa». E si capisce, dopo polemiche di questi giorni contro di lui provenienti proprio da casa dem. «Non c’è il disegno di dividere il Pd, però non posso garantire che questo non avvenga», ammette. Vorrebbe «ricostruire il centrosinistra che si è rotto» ma «se questo succede sono contento, se non succede ce ne faremo una ragione». «Parlare è facile, costruire è difficile, basta personalismi», avverte il sindaco Giuliano Pisapia, padrone di casa.

Dal palco si fanno avanti nuovi protagonisti, la scommessa è che presto sulla nuova strada procederà una nuova prima fila: Massimo Zedda sindaco di Cagliari, accolto come una star («Vorrei aiutare gli amici del Pd a correggere lo strabismo. Aiutiamo il Pd da fuori con l’aiuto di altri che lavoreranno dall’interno»); Mapi Pizzolante di Tilt Camp («Il futuro è di chi se lo va a prendere»); Paola Natalicchio, straordinaria sindaca di Molfetta («Apriamoci e chiudiamo i nostri fan club»); Simone Oggionni («Questo è il tempo della responsabilità, ma senza coraggio si trasformerebbe in corresponsabilità»).