«Il centrosinistra è morto, lo ha ucciso Renzi. Per ricostruirlo bisogna battere il renzismo»: Nichi Vendola ribadisce la sua posizione a Napoli, dove Sinistra italiana si riunisce per l’iniziativa «La sinistra cambia il Mezzogiorno» mentre a Firenze va in scena la Leopolda. La kermesse fiorentina parla a quella parte del paese che non sente la crisi, al sud la realtà è differente, come spiega l’economista Gianfranco Viesti: «Gli 80 euro di Renzi al nord sono andati a una famiglia su 4, al sud a una su 6, nuclei con redditi maggiori di chi non ha avuto accesso alla misura. Al nord, in media, si arriva in buona salute a 61 anni, al sud a 56. Sui diritti di cittadinanza, sull’ambiente si misura l’inadeguatezza del governo. Le politiche industriali, poi, sono ridotte a una questione di fiscalità».

I fondi europei un grande bluff: al sud sostituiscono la spesa ordinaria, lasciando inalterate le differenze tra le aree del paese. Il presidente dello Svimez, Adriano Giannola, spiega: «Accumulazione di capitale e investimenti ci faranno uscire da 20 anni di declino, non l’aumento dei consumi. L’Italia dovrebbe fungere da gateway per il commercio tra le sponde del Mediterraneo, invece in 4 anni il porto di Tangeri è arrivato a 400mila addetti mentre a Gioia Tauro sono in cassa integrazione, Taranto è chiuso, Napoli commissariato e il traffico si sposta sul Pireo. Non abbiamo un piano per le energie rinnovabili, di cui il sud è ricco, mentre le imprese italiane pagano il 30% in più dei concorrenti».

Niente sconti alla minoranza dem: «Non bastano le interviste – commenta Vendola -, non possono continuare a fingere di non essere nel partito di Renzi». Ironico Nicola Fratoianni: «Vorrei rassicurare Roberto Speranza, che ci invita a concentrare le nostre attenzioni verso la destra. Sono d’accordo. Per questo vorrei chiedergli: la destra è un’etichetta o un’idea di società? Jobs Act, Buona scuola, riforma costituzionale e legge elettorale ipermaggioritaria, abolizione della Tasi anche per chi può permettersela che politiche sono?».

No alla filosofia del partito della nazione, no al doppiopesismo sul conflitto di interessi: denunciato quando c’era Berlusconi, negato adesso che è nel cerchio magico del premier. Quando però si tratta di discutere di casa propria i toni sono più prudenti: «Il gruppo parlamentare di Si – spiega Fassina – lo abbiamo fatto in cinque minuti perché per due anni un pezzo di Pd e Sel hanno votato allo stesso modo, contro il governo. Per formare un nuovo partito ci vogliono tempi più lunghi. L’obiettivo non è rimettere insieme i cocci della sinistra, ma spogliarci delle appartenenze e ricominciare». E poi Sergio Cofferati: «Bisogna mettersi d’accordo sugli ideali da cui far discendere politiche, solo dopo discutere di gruppo dirigente». Diretto Fratoianni: «Va ricostruita una forza di sinistra popolare, che si apra ai territori, e non una lista dove pezzi di ceto politico si mettono insieme per superare lo sbarramento».

A giugno ci sono le amministrative: «Il tempo delle alleanze con il Pd a prescindere è finito – spiega Alfredo D’Attorre -. C’è chi come Civati dice ’mai con il Pd’ ma, per quanto riguarda Sinistra Italiana, non c’è un sì a prescindere ma neanche un no al Pd a prescindere». E se per Cofferati a Milano Sinistra italiana non dovrebbe partecipare alle primarie perché Giuseppe Sala «è un candidato rispettabile, ma di centrodestra», sulle amministrative, dice Fratoianni, «decidono i territori. Anche chi appoggiare a eventuali ballottaggi verrà deciso caso per caso». A Napoli si schierano con il sindaco uscente, Luigi de Magistris, anche se alle primarie del Pd si presenterà Antonio Bassolino, con cui Sel ha condiviso l’esperienza amministrativa: «Bisogna parlare con molto rispetto di Bassolino – commenta Vendola – ma noi sosteniamo de Magistris, alternativo alla Campania dei cosentiniani, delle camorre, della monnezza». Infine de Magistris: «Alcuni vogliono proporre un nuovo recinto di centrosinistra. Noi parliamo a tutto il popolo. Napoli è un’esperienza autonoma, la più a sinistra. Qui con il Pd non c’è possibilità di accordo».