Il comune di Roma non ha solo un presente inglorioso e desolante, ma anche un futuro incerto, si direbbe un brillante futuro dietro le spalle. Lo spiega Nichi Vendola alla presentazione del libro «Il sindaco Marino e la grande corsa» di Gianluca Peciola, capogruppo di Sel al Campidoglio, oggi che il partito è uscito dalla giunta cacciato dal combinato disposto dei diktat di Renzi e della sottomissione del sindaco Ignazio Marino, di cui pure Sel era stata fin lì fedele sostegno. «Dopo due anni difficili la giunta Marino è arrivata a una stretta: il Pd curiosamente ha imposto la fine della coalizione fondata sull’alleanza con Sel. Per il rispetto che abbiamo per Marino rimaniamo come sostegno critico con la libertà di giudicare atto per atto», risponde Vendola alla giornalista che modera il dibattito, Eleonora Martini del manifesto. «Abbiamo appoggiato Marino perché è stato un’anomalia, un marziano rispetto al centrosinistra profondamente compromesso. C’è stato un rapporto tormentato tra Marino e il Pd, erede di una condizione marcia del consociativismo disvelato da Mafia capitale. Il Pd ha scoperto di essere un pezzo importante della compromissione del sistema». Ma alla fine, insieme alla città, è stata Sel a farne le spese. Ora valuterà «provvedimento per provvedimento senza fare regali a nessuno, né a Renzi né a questa giunta né ai 5 Stelle. Non siamo utili idioti», spiega Massimiliano Smeriglio, vice di Zingaretti alla regione Lazio.

Poi c’è il grande busillis del dopo: dopo il Giubileo, quindi fra più di un anno, Sel aprirà i gazebo per decidere se nel suo futuro al Campidoglio c’è ancora una coalizione di centrosinistra o no, spiegalo stesso Peciola. E non è un caso che al dibattito partecipi Stefano Fassina, anche lui fra i prossimo cofondatori della ’cosa rossa’. Tema delicato, quello delle alleanze, che già agita la sinistra nelle città che al voto andrannoin primavera. E che fra queste non ci sia anche la Capitale non si può ancora giurare.