Niente applausi, ma neanche contestazioni. Rassegnazione, piuttosto, nel vedere un’altra partita andare a termine senza che abbiano saputo incidere in qualche modo. E così i 128 grandi elettori de M5S se ne restano i piedi e in silenzio durante tutti i quattro minuti di applausi con cui ieri mattina l’aula di Montecitorio ha salutato l’elezione di Sergio Mattarella a nuovo presidente della Repubblica. Unica consolazione: nonostante i malumori per le scelte tattiche messe in campo dai vertici, il gruppo ha tenuto fino all’ultimo votando compatto Ferdinando Imposimato, l’ex magistrato scelto dalla rete come candidato di bandiera. «Adesso aspettiamo il nuovo presidente al varco», dicono in molti. Per Alesandro Di Battista, che insieme a Carlo Sibilia e Luigi Di Maio si è battuto nel direttorio perché almeno alla quarta votazione il movimento virasse i suoi voti verso l’ex ministro Dc, il primo banco di prova sarà la legge elettorale: «Vediamo se firma quella legge made in Renzi-Berlusconi che presenta gli stessi vizi di incostituzionalità del porcellum, legge che lo stesso Mattarella ha bocciato come giudice della Corte costituzionale», dice il deputato.
Vedremo. Ma tutto questo, legge elettorale e prime mosse del nuovo inquilino del Colle, sono cose che riguardano il futuro. Il presente per il movimento 5 stelle è fatto invece di un’altra sconfitta che chissà se riusciranno mai a far capire a elettori e attivisti. «Avremmo dovuto fare qualcosa di diverso, magari sostenendo Prodi», attacca la senatrice Serenella Fucksia critica verso la scelta, fatta dalla rete, di candidare l’ex magistrato. «Imposimato non era adatto a fare il presidente della Repubblica, a questo punto meglio Mattarella», dice.
Adatto o no, ieri pomeriggio Imposimato ha ricevuto i dovuti ringraziamenti dei parlamentari pentastellati. Carlo Sibilia posta su Twitter una foto che lo ritrae insieme a Luigi Di Maio e ad altri parlamentari a casa del candidato: «Salutando e ringraziando il grande Imposimato si parla di corruzione e costituzione», scrive il deputato, quasi sognante nella conclusione: «Che bello sarebbe stato…».
Da genova e Milano Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio non commentano l’elezione di Mattarella. Per l’ex comico parla però Aldo Giannuli, ricercatore all’università di Milano ed esperto di legge elettorale che agli attivisti offre una lettura diversa di quanto accaduto. Niente recrimonazioni, spiega, perché in fondo «il M5S ottiene una discreta vittoria, anche se diversa da quella progettata». Il perno del ragionamento è che il movimento sia comunque riuscito a imporre a Renzi un candidato migliore di quello che altrimenti avrebbe proposto. «Matterella è una persona rispettabilissima e, per certi versi, migliore anche di Prodi», argomenta Giannuli, per il quale il M5S è riuscito a incrinare l’asse Renzi-Berlusconi. «Il Nazareno è morto? Forse no, ma è in coma profondo…Direi che non è poco anche se è mancato l’obiettivo di mettere in crisi Renzi» che «duole ammetterlo, è furbo, spregiudicato, sleale e, pertanto, difficile da abbattere».
«Comunque noi non ci siamo sporcati le mani», è la frase che si sente pronunciare più spesso in queste ore in casa 5 stelle. «Son o orgogliosa della nostra differen za, siamo molto diversi dal resto del parlamento. Ma ne vado orgogliosa» spiegava ieri Carla Ruocco, altro componente del direttorio, mentre si allontanava dall’aula di Montecitorio a giochi ormai fatti. Quasi una rivendicazione del marchio di origine del movimento, un’ancora alla quale è bene aggrapparsi in attesa di capire che fare. Aspettare le prime mosse del nuovo capo dello Stato, come ripetono i grillini, allora può essere utile anche per superare l’impasse del momento. «Nei prossimi mesi – hanno scritto ieri deputati e senatori 5 stelle a Mattarella augurandogli buon lavoro- sapremo se sarà veramente garante delle minoranze del parlamento o solo un notaio del governo». Di certo, promette il capogruppo alla Camera Andrea Cecconi, «noi non moriremo democristiani».