Niente quote rosa in Vaticano. Ieri Bergoglio ha nominato i 15 componenti del neonato Consiglio per l’economia, la seconda gamba del “superministero” di Oltretevere creato alla fine di febbraio: 15 membri, di cui 8 cardinali e 7 laici. Tutti maschi. Scontato per i cardinali – sebbene qualcuno favoleggi di future donne cardinale –, non però per i laici. Tanto più che in questi 12 mesi di pontificato (il 13 marzo sarà il primo anniversario), più volte papa Francesco ha esaltato – talvolta in modo ambiguo, parlando ad esempio del rischio di «machismo in gonnella» o avvertendo che «non bisogna confondere la funzione con la dignità» – il ruolo delle donne nella Chiesa. «È’ necessario ampliare gli spazi di una presenza femminile più incisiva nella Chiesa», «il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti», aveva detto nella prima intervista pubblica rilasciata a settembre a Civiltà cattolica. Parole che però, alla luce delle nomine, non sono diventate atti di governo: le donne sono importanti, ma restano fuori dalla porta. Fra gli 8 cardinali nominati, più di qualche nome appare quantomeno controverso: l’arcivescovo di Lima, Cipriani, dell’Opus Dei, grande sostenitore dell’ex al presidente golpista Alberto Fujimori, attualmente in carcere dove sta scontando una condanna per violazione dei diritti umani; quello di città del Messico, Rivera Carrera, da sempre vicino alla destra messicana; di Durban, Fox Napier, alfiere della lotta contro il preservativo in Africa.