La pagina facebook di Vasco Rossi piace a oltre 3 milioni e 600 mila persone. Jovanotti ha meno di 2 milioni di seguaci. Il vincitore di Sanremo 2013 Marco Mengoni non raggiunge il milione di «mi piace». I seguaci di Matteo Renzi sono poco più di mezzo milione e se la battono con i fan di Silvio Berlusconi che sono 593 mila. Beppe Grillo, uomo della rete, ha meno della metà dei seguaci di Blasco. Negli Usa il boss Bruce Springsteen ha circa 4 milioni di fan mentre Barack Obama sfiora i 39 milioni di likes. Il rapporto tra rock e politica, dall’altra parte dell’oceano, inverte le classifiche. Marco Pannella piace invece a poco più di 30 mila persone. Sicuramente piace a Vasco Rossi che ieri si è iscritto al partito radicale proprio nelle giornate in cui il leader radicale ha ricominciato lo sciopero della fame e della sete a sostegno delle sue battaglie per l’amnistia e la legalità nelle carceri. Battaglie da sempre condivise da Vasco Rossi che ha conosciuto sulla sua pelle le follie del proibizionismo e la vita della galera.

Nel lontano 1984 fu portato nel vecchio carcere di Pesaro. Fu arrestato di notte, manco fosse un criminale di grande profilo. Lui era in una discoteca bolognese dove il giorno dopo avrebbe dovuto suonare per la trasmissione Blitz, condotta da Gianni Minà. Vasco senza troppe remore consegnò i ventisei grammi di cocaina che deteneva. Rimase chiuso in carcere per 22 giorni nella cella numero 22, dove poco tempo prima si era impiccato un detenuto di origini iraniane. Venne messo in isolamento giudiziario per ben 4 giorni. Andarono a trovarlo, tra gli altri, Fabrizio De Andrè e Dori Ghezzi. I giornali lo chiamarono: il cattivo maestro, il drogato, lo sballato. Due anni dopo Vasco verrà condannato a 2 anni e 8 mesi per detenzione di sostanze stupefacenti. Non tornò in galera grazie alla sospensione condizionale della pena. Una volta uscito dal carcere di Pesaro, nel 1985 incise Cosa c’è nel cui testo scriveva: «Certo sei un bel fenomeno anche tu a farti prendere così…».

Vasco si è sempre dichiarato un antiproibizionista. Nel 1993 sostenne il referendum radicale che depenalizzò il consumo di sostanze stupefacenti. Da allora sono passati più di vent’anni e la legislazione sulle droghe, contro la volontà popolare, si è fortemente irrigidita. Le prossime settimane saranno decisive per chi si occupa di carceri e di droghe. Il parlamento deve esaminare varie proposte di legge, dalla custodia cautelare alla messa alla prova, dalla depenalizzazione del reato di immigrazione irregolare alla istituzione del garante nazionale delle persone private della libertà. La Consulta deve esprimersi sull’intera legge Fini-Giovanardi sulle droghe giustamente accusata di incostituzionalità.

Gli Usa, a partire dal Colorado, hanno avviato la retromarcia rispetto alla war on drugs. L’Uruguay ha recentemente legalizzato le droghe leggere. In Italia si è riaperto il dibattito con un intervento inaspettato da parte di un esponente leghista. Sono intervenuti Nichi Vendola e Luigi Manconi a sostegno della legalizzazione e depenalizzazione. Ivan Scalfarotto è il primo firmatario della proposta di legge frutto dell’impegno di tantissime organizzazioni impegnate nella campagna «tre leggi per la giustizia».

Anche il Movimento 5 Stelle ha avviato un percorso legislativo non proibizionista. Sul blog di Beppe Grillo si legge: «La legge Fini-Giovanardi è un provvedimento intollerabile che ha creato solo un’assurda repressione nei confronti di chi fa uso di droghe leggere, ha contribuito all’emergenza carceraria e ha distolto le Forze dell’Ordine da impegni più importanti». Dalle pagine del manifesto avevamo lanciato un appello al M5S. È stato raccolto. Ora speriamo che anche il Pd si schieri compatto per la svolta non proibizionista.

Il governo invece si tiene ben stretto Luciano Serpelloni alla guida del Dipartimento Anti-droga. Serpelloni non molto tempo fa scrisse una lettera aperta a Vasco Rossi. Eccone uno stralcio: «Faccia una intelligente e minima autocritica, e riconosca che le droghe, tutte le droghe, non hanno mai portato a nulla di buono». A quando l’autocritica di chi ha riempito le galere di tossicodipendenti e consumatori? Noi siamo dalla parte di Vasco.

* presidente di Antigone