Dieci canzoni raccontate per immagini, dieci storie che escono dal microcosmo di Vasco Brondi e delle sue Luci della centrale elettrica, per aprirsi al mondo. Terra è il suo quarto album prodotto a quattro mani con Federico Dragogna in uscita venerdì 3 marzo, che si presenta e cattura l’attenzione già dalla copertina.

E se in passato a illustrare i suoi lavori erano stati chiamati illustratori come Gipi o Marco Cazzato, stavolta tocca a una fotografia dell’opera di land art Seven Magic Fountains, dell’artista svizzero Ugo Rondinone: «Sono pietre, enormi e fosforescenti, ma sono solo pietre accatastate una sull’altra. Fanno capire come gli esseri umani riescono a rendere spettacolare anche un deserto e contemporaneamente sono una metafora di Las Vegas, a mezz’ora di distanza, ovvero del niente luccicante».

Nel disco si respira un afflato musicale vario fra pattern elettronici e costruzioni ritmiche quasi etniche: «Quando ho iniziato a pensare a Terra, l’ho immaginato come una sorta di cartolina da spedire nello spazio per presentare il posto in cui sono, in cui vivo. Una etnia immaginaria dove stanno insieme la musica balcanica e i tamburi africani». Un lavoro accompagnato da un libro quasi un diario di viaggio: «Lo faccio sempre ma stavolta ho deciso di dividerlo con gli ascoltatori, per spiegare come nascono i pezzi».

«Possiamo correre ed essere grandini in queste superpotenze debolissime», recita il testo di A forma di fulmine, il brano che apre il disco: «Penso che gli eventi epocali si possono mescolare a fatti personali. Credo poi che quando si scrive non tutto è controllabile, capita di raccontare storie e crearne delle altre. Non so nemmeno io da dove arrivano, escono da me e dalle cose che intercetto e mi passano attraverso. Tutto filtrato attraverso le canzoni».

Il tema della sconfitta e del riscatto viene affrontato in Nel profondo Veneto, il ritorno a casa di una ragazza partita con molti sogni, tutti naufragati: «Forse è il pezzo che amo di più. La protagonista assiste al crollo delle illusioni ma trova la forza per ripartire da zero». Interconnessi o dei rischi della dipendenza da web, dove crediamo di essere una grande famiglia: «Ma in realtà sembra un’unione di moltitudini, una moltitudine che è una somma di solitudini».