Fino a poco tempo fa la Polonia era considerata a tutti gli effetti una «periferia». Un paese in piena crescita economica e culturalmente vivace, ma sempre periferia d’Europa e d’occidente se rapportata ad una scala globale. La crisi ucraina ha cambiato radicalmente lo «Status internazionale» di Varsavia e dintorni. Oggi la Polonia è al centro del proscenio diplomatico e strategico dell’occidente e la visita del presidente americano ne è la conferma.

Barak Obama è arrivato ieri mattina Varsavia. Ad attenderlo c’era il presidente polacco Bronislaw Komorowski. L’immagine più emblematica, forse, è stata la stretta di mano tra i due in un hangar dell’aeroporto Chopin, con un F-16 a fare da sfondo a margine della piccola cerimonia di benvenuto. Subito dopo, Obama ha incontrato i 150 militari americani e il personale di volo del piccolo contingente a stelle e strisce si stanza a Varsavia sin dallo scorso aprile. Nei prossimi giorni il numero dei militari statunitensi aumenterà di altre 450 unità.

E in futuro potrebbero essere ancora di più dopo che lo stesso Obama in conferenza stampa ha annunciato un piano di 1 miliardo di dollari per «riprogrammare» la presenza militare made in Usa nel vecchio continente. Una presenza temporanea, ma che potrebbe essere permanente in base alle richieste avanzate da alcuni paesi alleati (repubbliche baltiche e Polonia). «Ci troviamo insieme come amici ed alleati», ha detto Obama. Komorowski non ha perso tempo nel sottolineare, in prospettiva, un aumento della spesa militare da parte polacca.

L’inquilino della Casa Bianca ha incontrato il premier polacco Donald Tusk, garantendogli il supporto incondizionato della Nato sul fronte della sicurezza militare.

Definitivamente archiviato il progetto dello scudo spaziale, adesso la priorità Usa è quella di ridefinire la presenza militare americana nell’Europa centrale. Nei giorni scorsi era stato Ben Rhodes (consigliere per la sicurezza nazionale) a sottolineare l’importanza di questo incontro: «L’alleanza con la Polonia è cruciale per le relazioni transatlantiche ed è la base per un sostegno americano non solo ai polacchi, ma anche al resto degli alleati dell’Europa orientale».

Dello stesso avviso Roman Kuzniar, consigliere politico per gli affari internazionali del presidente Komorowski: «Obama vuole dimostrare, con la sua presenza, l’impegno degli Stati uniti per la difesa dei confini polacchi e allo stesso tempo come qualificare e definire il nuovo protagonismo russo, e lo dirà chiaramente nel discorso di oggi». Già, tutti aspettano il discorso di Obama che parlerà durante le celebrazioni del 25° anniversario delle prime elezioni democratiche della Polonia post-comunista.

A Varsavia saranno presenti tutti i capi di stato dell’ex blocco sovietico, compreso il neo presidente ucraino Petro Koroshenko. E che fosse la questione ucraina il «cuore» della visita di Obama in Polonia era chiaro a tutti. Ieri il presidente americano di fronte ai giornalisti era stato chiaro: «Gli ucraini dovrebbero decidere loro stessi del futuro del proprio paese, senza interferenze esterne o pressioni da parte di militanti finanziati da paesi limitrofi che stanno cercando di sabotare il processo di cambiamento e rafforzamento delle istituzioni democratiche in Ucraina».

Un piccolo assaggio di quello che dirà oggi. In molti si aspettano un passo avanti Usa sul versante economico. Aiuti che potrebbero rappresentare l’inizio di un percorso di avvicinamento verso l’Ucraina tutt’altro che scontato (almeno dal punto di vista russo). Staremo a vedere. Tornando alla giornata di ieri, Obama ha discusso con il ministro degli esteri polacco Radoslaw Sikorski – uno dei protagonisti indiscussi durante le giornate calde di Maidan – di rivedere la politica Usa sui visti. A quanto pare, ci sarebbe la volontà da parte americana di togliere le restrizioni per i cittadini polacchi che vogliono recarsi negli Stati Uniti. Niente di ufficiale per il momento. Di sicuro, sarà «merce di scambio» quando ci sarà da mettere la firma su contratti militari e altro ancora, visto che la Polonia è ufficialmente diventata una delle figlie predilette di mamma America.