Sale ancora l’indice Rt: dall’1,26 della scorsa settimana a 1,57. Il dato è contenuto nel monitoraggio dell’Iss e del ministero della Salute, relativo al periodo 19-25 luglio. «L’Rt, al 14 luglio, è a 1,69 ma proiettato a sette giorni mostra una stabilizzazione. Siamo comunque sopra la soglia epidemica. L’Rt relativo all’ospedalizzazione è pari a 1,46, ancora sopra la soglia epidemica. In tutte le regioni c’è una crescita dei nuovi casi, il colore dell’Italia sulla mappa europea si scurisce» ha spiegato il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, commentando il report. L’incidenza settimanale dei casi a livello nazionale è raddoppiata passando da 31 per 100mila abitanti (12-18 luglio) a 58. Il dato peggiore si registra in Sardegna (136) seguita da Toscana (94) e Lazio (87). Veneto, Umbria e Sicilia a 81.

I NUOVI CASI si registrano soprattutto nelle fasce 10-19 anni e 20-29 anni. L’età mediana di chi contrae il Covid è 27 anni; 49 di chi necessita di ricovero; 63 anni di chi entra in terapia intensiva. In risalita l’età mediana di chi muore, 80 anni. Tutte le regioni vanno a rischio moderato, tranne il Molise a rischio basso. Per ora nessun cambio di colore in vista: «Il numero di nuovi casi sta crescendo ma a un ritmo inferiore delle scorse settimane. Nel Regno unito i positivi sono saliti rapidamente fino a 50mila, oggi sono dimezzata. Così anche in Olanda. Difficile dire quello che accadrà in Italia – ha spiegato il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza -. La prossima settimana, sulla base dell’Rt, potremo avere un quadro più definito».

LETTI OCCUPATI in ospedale. Sono lontane le soglie stabilite dall’ultimo decreto Covid per il passaggio in giallo (10% in terapia intensiva, 15% in area medica). Il tasso di occupazione in Ti è stabile al 2%, con un lieve aumento nel numero di persone ricoverate che passa da 165 (20 luglio) a 189 (27 luglio). Il tasso di occupazione in aree mediche sale al 3%: i ricoverati passano da 1.194 a 1.611. Le regioni con più pazienti sono Sicilia (rispettivamente 4% e 9% di occupazione), Sardegna (5% e 4%), Lazio (4% e 4%), Calabria (3% e 8%) e Campania (2% e 5%). L’aumento c’è ma resta contenuto. «Raggiungere un’elevata copertura vaccinale – si legge nel report – è necessario per limitare la circolazione del virus, sostenuta da varianti emergenti con maggior trasmissibilità».

RADDOPPIA il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (10.076 contro 4.997 la settimana precedente). La percentuale dei casi rilevati attraverso il tracciamento scende ulteriormente (28% contro 30%). Cresce invece la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (46% contro 44%). Infine, il 26% è stato diagnosticato attraverso attività di screening.

Sono stati 6.619 i nuovi casi registrati ieri su 247.486 test. Tasso di positività stabile al 2,7%. I decessi sono stati 18. Nei reparti ordinari più 82 ricoveri, 1.812 in totale; in terapia intensiva più 7, in tutto 201. In isolamento domiciliare 80.949 persone. La regione con il maggior numero di nuovi casi è stata il Veneto (1.046) quindi Lazio (845), Sicilia (724), Toscana (720).

LA VARIANTE DELTA è dominante in Italia, l’Alfa (ex Inglese) è in rapida diminuzione e la Gamma è contenuta. «La Beta (ex sudafricana), quella che crea più problemi, per fortuna ha invece un’incidenza molto bassa dello 0,4%» ha spiegato Brusaferro commentando l’indagine condotta dall’Iss. In Italia, al 20 luglio, la Delta era al 94,8%; l’Alfa al 3,2%, l’ex brasiliana all’1,4%. La sequenza test, isolamento, quarantena dei contatti, tracciamento va assolutamente seguita, ha sottolineato Rezza. «Il ciclo vaccinale completo – ha ricordato Brusaferro – resta l’unico vero antidoto alla variante Delta». Sono 4.641.302 gli italiani over 50 che non hanno ancora fatto nemmeno una dose di vaccino.

SULLA TERZA DOSE Rezza ha spiegato: «Probabilmente le persone immunodepresse potranno essere rivaccinate con un richiamo. Per quanto riguarda i fragili, gli anziani e i sanitari, c’è una discussione anche in ambito europeo in corso. Le aziende stanno lavorando su vaccini adattati alla variante sudafricana, perché è quella che ha un’immuno-evasione maggiore. E ci sono, in misura minore, aziende che lavorano alla variante indiana. Bisognerà valutare tra alcuni mesi se ci sarà bisogno di ricorrere a vaccini adattati. Ma ancora non c’è una decisione».

SUI TAMPONI a costi calmierati per ottenere il green pass: «Si abbatterà molto la spesa. Il punto però è che se ci si vaccina non c’è bisogno di fare altro, questa è la scelta migliore per fermare il virus. Dopodiché, siccome i certificati verdi diventano un passepartout per alcune situazioni, favorire i cittadini che purtroppo non si siano ancora vaccinati è una questione importante».