La Lega cade a Varese. Di nuovo. Davide Galimberti, candidato del Pd e appoggiato dal Movimento 5 stelle, si riconferma sindaco con il 53,2% dei voti (2.000 in più del candidato del centrodestra) in quella che ormai si potrebbe definire l’ex roccaforte leghista. «Si vince e si perde insieme», commenta lo sfidante Matteo Bianchi (fermo al 46,8%), deputato della Lega e uomo voluto proprio da Matteo Salvini dopo il rifiuto di Roberto Maroni nella corsa per la guida della città. «Non ho nulla da recriminare. – dice ancora – Se fossimo partiti un mese prima, avremmo potuto recuperare il gap con Galimberti che è stato più bravo».

Poi, nel quartier generale varesino del Carroccio, in piazza del Podestà, esorta i suoi a non perdersi d’animo. Ma proprio in quella sede, che fu teatro della fondazione del partito – nell’87 – per mano di Umberto Bossi, le parole dello sconfitto suonano come una beffa. Salvini aveva puntato tutto su Varese, specie dopo la schiacciante riconferma di Beppe Sala a Milano contro Luca Bernardo. Nel comizio per la chiusura della campagna elettorale, si era schierato tutto lo stato maggiore della Lega: dal segretario, che aveva abbandonato il collegamento in streaming con il palco di Enrico Michetti a Roma, fino al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti passando per il presidente della Regione Attilio Fontana (già inquilino di Palazzo Estense), entrambi varesini doc. Tutti i leader avevano ostentato sicurezza, sfidato il centrosinistra puntando sul «ritorno della Lega a Varese». Ma il colpo non è riuscito, anzi; secondo Galimberti – che ha ricevuto la telefonata di congratulazioni da Bianchi – è stato proprio quello il problema: «Mi sembra che questo dato confermi la fase negativa della Lega, che qui è nata e cresciuta – commenta a caldo – Abbiamo avuto qui Salvini per giorni e giorni e la risposta dei cittadini è stata esemplare, loro si fidano di un’alternativa. Continueremo questo duro lavoro coinvolgendo tutte le forze».

Davide Galimberti, classe ‘76, docente esperto di giustizia amministrativa, iscritto all’Anpi cittadina e al Partito democratico, eletto sindaco per la prima volta nel 2016 interrompendo la luna di miele della Lega in città che durava da 23 anni, ha capitalizzato una gestione tutto sommato buona delle tre ondate del Covid, nonostante l’impennata e la sofferenza negli ospedali dello scorso autunno. La prima sfida tra Galimberti e Bianchi, quella di due settimane fa al primo turno, si era conclusa sul 48% a 44, con un vantaggio risicato per il dem. Al secondo turno, la forbice tra i due si è allargata: a pesare, soprattutto sul centrodestra, il dato dell’astensionismo: solo il 47,36% degli aventi diritto si è recato alle urne nella città lombarda. Il bilancio per il centrodestra, in particolare per la Lega, in Lombardia è dunque disastroso: subisce in entrambi i capoluoghi al voto, perdendo anche in alcuni comuni minori delle province di Bergamo, Monza e Brianza e Varese. Salvini minimizza la sconfitta e in conferenza stampa a Cosenza (dove sperava di festeggiare l’unico sindaco della Lega in un capoluogo eletto in queste amministrative) si affida alla diplomazia: «Gli elettori hanno sempre ragione, però se uno viene eletto da una minoranza della minoranza, evidentemente è un problema, non per un partito ma per la democrazia».

Lo considera invece «un risultato straordinario, addirittura al di sopra dei pronostici della vigilia» il segretario regionale del Pd, Vinicio Peluffo che parla di «premio dei cittadini alla buona amministrazione di Galimberti». Poi aggiunge che «la sconfitta di Varese per la Lega e la destra è un campanello d’allarme per la coalizione che governa da troppo tempo la Regione: il vento è cambiato non esistono più roccaforti e scrigni di voti». Ancor più esplicito il consigliere regionale dem Pietro Bussolati che in un post su Facebook torna su quelle che erano state le parole dell’assessore milanese Pierfrancesco Maran dopo la vittoria di Sala: «Prossima fermata la Regione – scrive – la Lombardia merita di meglio».