Partono le corazzate contro Star Wars: Quo Vado? di Checco Zalone regia di Gennaro Nunziante in sala dal primo gennaio si mobilita con il numero record di milletrecento schermi e un evento che non ha eguali: a Capodanno in più di cento sale ci sarà anche lo spettacolo di mezzanotte, come si usa a teatro. L’appuntamento con il pubblico affezionato è garantito, già anticipato da divertenti trailers e, senza voler anticipare il film, ci saranno delle sorprese. La filosofia di questa ultima opera va in controtendenza con i film di Natale, uno spirito che non arriva come deflagrazione, ma con umorismo lievemente trattenuto che lascia il tempo di riflettere sul politicamente corretto, sulla situazione in cui siamo immersi, sul desiderio di evasione dai confini. E si spazia dal Polo nord alla mitica e ricca Norvegia, all’Africa nera, partendo dal paesino pugliese in cui il protagonista vorrebbe rimanere saldamente ancorato al posto fisso in Provincia a dispetto delle nuove normative (e poiché è stato scritto più di un anno fa neanche si poteva immaginare che anche la Forestale sarebbe stata spazzata via o, come si dice oggi, accorpata).
Si è trattato quindi di una impegnativa impresa produttiva: «Non abbiamo badato a spese» afferma il produttore Pietro Valsecchi a partire dalla quantità di denaro incassato con il film precedente». Più del denaro incassato, ci tiene a sottolineare, si è trattato di ben otto milioni di biglietti staccati. E l’obiettivo era cercare anche di rinnovare la commedia italiana. Tornano come riferimento i nomi di Risi e Sonego, ma il sapore del film è meno acido, più vicino alla gente comune: Checco Zalone questa volta sembra spingere un po’ di più sul versante politico e la regia tagliente di Nunziante forse invita a non eccedere. E poi basta con le masserie pugliesi: «l’idea di ritrovarci nella pur bellissima Puglia ci angustiava, dice Zalone, così siamo arrivati fino in Norvegia ed è stato anche rischioso il racconto in Africa, risolto al montaggio. Ci ispiriamo alla commedia italiana degli anni sessanta e, senza rifarsi a Sonego, è lì che guardo quando tendo a quelle storie e a quei personaggi». Ma non sono più quei tempi, come aggiunge Nunziante: «Per combattere l’avanzata del comunismo si facevano concorsi a non finire, la dc assicurava il posto fisso. Ci divertiva raccontare quello che era l’obiettivo dei nonni e dei genitori, soprattutto da parte di chi fa un lavoro come il nostro. Anche se, racconta Zalone, (ovvero Luca Medici dottore in legge), spinto dai genitori affrontò anche lui il fatidico concorso, da vice ispettore di polizia («e fui bocciato»).
Il film è punteggiato da icone italiane: Albano e Romina che scatenano la nostalgia dell’italiano all’estero quanto la macchina in seconda fila, Lino Banfi qui nei panni del senatore Binetti «È un vero personaggio del mio paese Capurso, dice Zalone, poi trasferito a Milano dove sistemava tutti». Anche il coté Geo & Geo/Licia Colò fa molto televisione italiana, con la spedizione al Polo, e gli orsi sulla neve: «Senza i ragazzi del Cnr non avremmo potuto girare il film, abbiamo riscritto la sceneggiatura sulla base dei loro dati e siccome siamo andati solo in dodici ci hanno aiutato in tutto».
Qual è il limite che vi siete dati? «L’educazione e un minimo di buon senso. In rete la gara a diventare scorretti è diventata nauseante, c’è un limite all’offesa gratuita». Aggiunge Nunziante: «La linea di demarcazione è la banalità, la volgarità che fa ridere immediatamente rispetto a una comicità non ovvia».