Oggi, più che in altri periodi, l’industria discografica crea e distrugge successi in un battito di ciglia. Ed è la medesima industria che detta nuovi modi per raggiungere il massimo dei profitti preventivati come reazione alla crisi strutturale e per alcuni versi cognitiva della musica contemporanea, intesa come musica del nostro tempo e non nell’accezione colta e di genere. A tutto ciò però corrisponde una contro-reazione, proveniente peraltro da musicisti di consolidata fama e quindi sostenuti dalle medesime major, che arrivati ad un punto curvo della loro carriera non s’accontentano più di confezionare il più classico e sicuro dei «best of», aggiungendovi anche solo per fan versioni alternative e o uno o più inediti (per lo più brani scartati da precedenti lavori), ma tendono a rivestire del tutto o al contrario a spogliare la loro musica secondo l’esigenza del momento.

E L’ATTUALE momento dice che è il tempo dei «piano album»: la musica deve passare per il più didattico e completo degli strumenti, quello che raccoglie in sé e al risparmio il maggior numero possibile di soluzioni sonore. Curt Sachs, se ne avesse avuto il tempo, le avrebbe chiamate soluzioni fisiche e metafisiche. In tale comune sentire è uscito, per la Decca Records e nelle versioni cd, digitale e doppio LP, Nocturne – The Piano Album di Vangelis. Al di là del titolo che rimanda alle composizioni dolcemente moderate dell’Ottocento ispirate sia dalla notte sia dalla poesia romantica, l’aver scomodato scienza e filosofia ha una sua ragione d’ascolto nel disco.  Perché dalla collaborazione con la Nasa e l’Esa, le agenzie spaziali americana ed europea, condotte soprattutto nella ridefinizione di spazio, il musicista greco ha elaborato la sua nuova idea di musica. Nocturne, infatti, è la sintesi delle ricerche svolte; e il risultato è un tutt’uno con la sua musica, sia nei brani originali che rimandano ad una solitudine che in Italia si direbbe leopardiana (vanno letti i titoli: Nocturnal Promenade, Moonlight reflections, To a friend, …) sia nella rielaborazione delle composizioni più celebri, che richiamano alla memoria temi di successo di film entrati nell’immaginario collettivo come 1492, Blade Runner, e Momenti di gloria/Chariots of Fire, le cui immagini sono diventate iconiche nel momento stesso in cui le colonne audio e visiva sono state montate e proiettate sullo schermo.