Il giovane regista cileno Pablo Larrain dalla filmografia strepitosa (Tony Manero, Post Mortem, Jackie, Neruda) diventato la coscienza critica di un paese con film di rilevanza internazionale che hanno portato alla luce tematiche occultate dal periodo della dittatura, incontra questa volta con Ema una generazione ancora più giovane della sua. Si allontana da Santiago e sceglie Valparaiso con il suo porto e le sue teleferiche che portano ai quartieri alti per ambientare una storia spiazzante a volerla inquadrare secondo canoni precisi di «storia di una coppia in crisi», ma tutta fatta di continui colpi di scena e azzardi. Lei è una ballerina di danza moderna (Mariana Di Girolamo), il marito il suo coreografo (Gael García Bernal). Così come sono criptici i movimenti di danza ma in qualche modo hanno una logica, anche qui indizi che sembrano assurdi (un gatto nel congelatore, un volto bruciato per gioco, il lanciafiamme al napalm usato in città, giostre incendiate, altalene in fiamme) ritrovano il loro posto.

HELLZAPOPPIN’ latino ben più drammatico che comico, con tante scene di sesso, capace di catturare immediatamente l’attenzione, scava in profondità nelle pieghe di una società così ben strutturata come quella cilena evidentemente in trasformazione, con l’irruzione di bande giovanili artistiche decise a cambiare quelle regole. Ema è il perno dell’azione, l’ intrigo che mette in atto nasce dalla decisione di recuperare il bambino che avevano avuto in adozione poi riconsegnato. Quando abbandona la coreografia per iniziare a ballare reguetón in strada con le amiche ballerine, anche il film cambia tono. Ora che sei catturato nel mistero di personaggi in crisi e stai sistemando le regole del gioco cinematografico ecco che arriva un nuovo spiazzamento. Così come il reguetón significa libertà e orgasmo (affermano con baldanza le ragazze), anche le regole del cinema ben confezionato segue quel ritmo. Larrain è un maestro nel raccontare la sua società, a evocare fantasmi e il suo narrare supera l’ambito locale pur servendosi dei materiali che ha a disposizione.

CATTURA figure di donne di diverse generazioni e classi sociali, nelle maglie della seduzione che tesse Ema. Compunte, dignitose avvocate, direttrici, assistenti sociali ne sono travolte. Le figure maschili sono raccontate proprio come farebbe Jorge Alìs, il comico argentino che interpreta il loro atteggiamento come quello degli ieratici Moai, senza emozioni né reazioni. Le donne cilene sono capaci di prendere decisioni improvvise e definitive, senza ritorno, qui le ragazze ancora di più possono dare fuoco all’intera città, beninteso sempre per motivi artistici.

È PROPRIO l’aspetto dei nuovi gruppi artistici di Valparaiso ad aver interessato Larrain – writer, danzatori, musicisti – insieme alla curiosità di raccontare la nuova generazione con i suoi slanci, le sue crisi e la solidarietà di gruppo. Uno dei segreti del film, dice, è non aver fatto leggere la sceneggiatura agli attori, ma aver indicato giorno per giorno cosa dovessero fare, spiazzandoli parecchio. Un film sfrenato ma estremamente ritmico e misterioso.