Per l’esplosione dei Républicains bisognerà aspettare la sera del primo turno, se il candidato François Fillon non sarà al ballottaggio. Invece, l’esplosione del Partito socialista è già all’ordine del giorno. Le presidenziali 2017 saranno ricordate come il momento in cui i due partiti che hanno governato la Francia negli ultimi decenni sono stati spazzati via dal panorama politico.

Il colpo di grazia al Ps è arrivato ieri da Manuel Valls. L’ex primo ministro voterà per Macron, candidato del nuovo movimento En Marche!, ex ministro dell’Economia con cui aveva pessimi rapporti. Valls ha spiegato: «Assumo le mie responsabilità, non è una questione di cuore, ma di ragione». Per Valls, Macron rappresenta il voto utile «per evitare una vittoria del Fronte nazionale», «l’interesse superiore del paese va al di là delle regole di un partito». Reazione molto ostile del campo Hamon, candidato Ps sempre più abbandonato dai suoi, che ha liquidato la scelta di Valls come espressione della «vecchia politica». L’ex ministro dell’Economia, Arnaud Montebourg, si è scagliato contro Valls: «Non ha onore» ha affermato, perché rinnega l’impegno preso alle primarie del Ps, che era di sostenere il vincitore. «Tutti sanno adesso cosa vale un impegno sottoscritto sull’onore da un uomo come Manuel Valls: niente», ha insistito Montebourg.

Valls ha in mente «la ricomposizione della vita politica» dopo le presidenziali e prende posizione, con l’obiettivo di «partecipare a una maggioranza coerente» dei «progressisti». Ma Macron non ha accolto a braccia aperte questo nuovo allineamento, che arriva dopo tanti altri (anche vari ministri di Hollande, a cominciare dal ministro della Difesa, il potente Jean-Yves Le Drian): «Lo ringrazio, ma sarò garante del rinnovamento dei volti, del rinnovamento delle pratiche». In altri termini, Valls non sarà candidato con l’etichetta En Marche! e non farà parte del nuovo governo, in caso di vittoria di Macron. Il candidato che i sondaggi danno testa a testa con Marine Le Pen ha irrigidito il meccanismo di scelta: i candidati alle legislative di giugno saranno tutti con l’etichetta En Marche!, mentre finora potevano presentarsi conservando la vecchia appartenenza. Questa regola ha una sola eccezione: il MoDem di François Bayrou, con il quale Macron ha concluso un accordo di apparato e ha «diritto a un trattamento particolare». Il centrista Bayrou è così ringraziato per aver rinunciato a candidarsi.

Il candidato di En Marche! ieri è stato molto violento nel liquidare il passato: «Il nostro paese non ha bisogno né della sinistra del 1981 né della destra del 1934» ha affermato, facendo un parallelo tra l’era Mitterrand e le leghe di destra estrema degli anni ’30.

hamon
La presa di posizione di Valls ha finito per scombussolare ancora di più il cerchio sempre più ristretto dei fedeli di Benoît Hamon appena reduce da un viaggio a Berlino che lo aveva fatto respirare un po’. Martedì Hamon è stato ricevuto da Angela Merkel ma soprattutto ha ottenuto l’appoggio esplicito di Martin Schulz. L’Spd però guarda con grande interesse a Macron, che in precedenza aveva ricevuto grandi incoraggiamenti dal ministro social-democratico Sigmar Gabriel. Ieri, Hamon ha inviato due messaggi: uno agli elettori «di sinistra», invitati a «reagire» e a «punire» i traditori, «chi non crede più in nulla» e che «ha fatto tanto male alla sinistra, con la Loi Travail e la privazione della nazionalità».

Il secondo appello è rivolto al Pcf e a Jean-Luc Mélenchon per una candidatura comune. Pierre Laurent, segretario Pcf, ha subito risposto, invitando a una riunione comune Hamon, Mélenchon e il verde Yannick Jadot (che ha rinunciato a favore di Hamon). Il Pcf continua a sperare in una candidatura comune. I comunisti si sentono messi in disparte da Mélenchon, che fa una campagna «al di fuori dei partiti» e intende presentare alle legislative dei candidati anche contro quelli del Pcf. Mélenchon esclude però qualsiasi ipotesi di ritiro. Secondo il leader della France Insoumise toccherebbe a Hamon ritirarsi, visto che ormai i sondaggi lo danno distanziato (14% contro 10%).