«Beppe Grillo poteva, anzi doveva stare in silenzio sulla vicenda del figlio. E invece ha usato il suo potere mediatico e politico per tentare di assolverlo davanti all’opinione pubblica, sostituendosi ai giudici, fatto gravissimo. E, ancora più grave, in quel video ha tentato di gettare discredito sulla vittima». Valeria Fedeli, senatrice Pd, ex ministro dell’Istruzione, si dice «allibita». «Ci sono parole e concetti che non si dovrebbero più sentire. Meno che mai da una persona che ha un ruolo pubblico così rilevante. Quando Grillo dice che la ragazza “è andata a fare surf” dopo il presunto stupro davvero ho sentito l’indignazione. Sono le parole di chi non capisce, o non vuole capire, cosa significhi denunciare una violenza, quanta fatica e dolore possa costare».

Dice che ridevano, che la giovane era consenziente.

Un’operazione grave e violenta, che lancia un messaggio devastante: si schiera dalla parte di chi non crede alla donna. Ed entra a gamba tesa coi suoi giudizi nel lavoro della magistratura.

Grillo è un abile comunicatore. Si tratta di uno sfogo, di una crisi di nervi o di un tentativo di dire ai magistrati “giù le mani da mio figlio”?

A me pare un’operazione costruita scientemente: una difesa del figlio fuori dalle aula di giustizia e un attacco alla vittima per colpevolizzarla.

Dopo un giorno di silenzio Giuseppe Conte è intervenuto esprimendo rispetto per la vittima e per il lavoro dei giudici.

Un chiarimento importante, che era atteso. Conte prende una posizione seria sia verso la ragazza e la sua famiglia sia verso la magistratura. Esattamente quello che doveva dire.

Questa posizione vi toglie dall’imbarazzo come alleati del M5S?

La giustizia è uno dei temi che ci vede più distanti e su cui c’è ancora molto lavoro da fare. Certamente il chiarimento di Conte è un passo avanti, se non ci fosse stato sarebbe stato un grosso problema. Ma nel Movimento non tutti sono stati così chiari. Paola Taverna ha detto che “da mamma” è solidale, parole inadeguate per la vicepresidente del Senato. Perché Grillo proprio come padre ha abusato del suo potere.

Un padre «sconvolto» dice Conte.

Compito di un genitore in un caso del genere è tenere un profilo basso, stare vicino al figlio in un percorso difficile come un processo ma senza giudicare la vittima. Non credo che il suo video abbia aiutato il figlio. Anzi.

Grillo è improvvisamente diventato garantista, ma solo per i suoi familiari?

Non è così. Nel video lui lancia delle accuse alla ragazza, quanto di più lontano da un approccio garantista. Poteva limitarsi ad esprimere una convinzione sull’innocenza del figlio, senza delegittimare la denuncia con argomenti pretestuosi come il ritardo di 8 giorni. Tanto più in un paese in cui le donne ancora faticano a denunciare e vanno sostenute, non delegittimate, Immagino cosa stia vivendo quella ragazza, esposta a questa gogna mediatica.

Questo clamore sulla vicenda – alimentato da Grillo- cosa comporterà?

Penso che sarà un boomerang per lui, politicamente ma anche come credibilità personale. Per anni ha condannato le persone sulla base di un avviso di garanzia, poi quando tocca al figlio grida allo scandalo. Non a caso vedo una condanna generale.

Non nel M5S.

C’è un silenzio che rischia di essere letto come assenso alle sue parole. Penso a Di Maio, ad esempio. Ma anche molto imbarazzo. Conosco molti di loro, so cosa pensano di questi temi: sono rimasti spiazzati.

In tempi di «Metoo» quella del garante M5S è una posizione paradossale, antistorica.

Si mette contro tutto quello che si è mosso nel mondo negli ultimi anni, un arretramento rispetto al lavoro che abbiamo fatto, anche nelle istituzioni, per aiutare le donne vittime di violenza a denunciare, e anche sul fronte dell’educazione al rispetto tra uomini e donne.