«Se Marino ritirerà le sue dimissioni, i consiglieri democratici non possono decidere da soli il da farsi, perché stiamo parlando della Capitale d’Italia: ogni decisione politica, al di là delle soluzioni tecniche – mozione di sfiducia o dimissioni di gruppo – dovrà essere condivisa con il livello nazionale del Pd. Questa situazione non fa bene alla città, e un partito grande e responsabile non può non riunirsi a discutere per arrivare ad una posizione unanime». Chiama in causa direttamente Matteo Renzi, Valeria Baglio, presidente dem del Consiglio comunale di Roma. In qualche modo, un invito rivolto al premier/segretario a metterci la faccia, a firmare in prima persona il pasticciaccio nel quale il Pd si sta impantanando ogni giorno di più.

Ma non ne avete già discusso con Matteo Orfini la settimana scorsa? Non vi basta il presidente e commissario come rappresentante del Pd nazionale?
C’è bisogno di un confronto più allargato, con Orfini ma anche con altri esponenti della direzione. Quando abbiamo incontrato il presidente del Pd abbiamo condiviso tutto all’unanimità. Ossia abbiamo detto che prendiamo atto delle dimissioni del sindaco Marino, rassegnate a seguito di un confronto con la maggioranza sulla crisi politica che si era aperta. Ad oggi le dimissioni del sindaco non sono state ritirate e non c’è dunque alcuna novità da condividere, non ci sono decisioni da assumere. Noi però stiamo lavorando per una via d’uscita a questa crisi – molto particolare, che si presenta per la prima volta nella storia della Capitale – nel solo interesse della città.

Perché la discussione non può cominciare in Consiglio, come chiedono le opposizioni? Quando convocherà l’Aula?
Avendo ricevuto da un quinto dei consiglieri la richiesta di convocare l’assemblea alla presenza del sindaco, fisserò entro questa settimana la riunione dei capigruppo che decideranno se è il caso di riunire l’assemblea oppure no. Come prescrive il regolamento – ma ho anche chiesto al Segretario generale di approfondire la questione – ci sono 20 giorni per convocare il consiglio, altrimenti interviene il prefetto. Potrei anche prendere tutto il tempo, sarebbe un periodo utile per organizzare meglio i lavori e chiedere al sindaco la disponibilità. Comunque lo decideremo insieme ai capigruppo.

Perché tanta difficoltà? Quali sono le controindicazioni ad ascoltare il sindaco in Aula?
Non ci sono controindicazioni, bisogna solo capire se c’è una maggioranza che accetta di riunire il consiglio alla presenza del sindaco.

I 4 consiglieri di Sel hanno già detto di essere d’accordo, altre opposizioni pure. Dunque tutto dipende solo da cosa deciderà il Pd?
Le posso assicurare che se tutti diranno di sì tranne il Pd, sarò in condizioni di convocare l’assemblea. Perché sia chiaro: prima di essere un’esponente del Pd, sono il presidente del Consiglio comunale di Roma. La capitale d’Italia.