Il Valentino che firma l’articolo qui, presentato da Enrico Pugliese, è il Valentino delle origini: l’economista.

Era, come potete verificare dalla data di pubblicazione, piuttosto giovane.

Direi precoce: scriveva già – in una rivista allora assai prestigiosa, Politica ed Economia- su un tema molto controverso e delicato: il Mec, nato solo due anni prima e che ancora nessuno osava chiamare Comunità europea.

Era infatti solo un pezzo di mercato, e come tale produsse poi qualche vantaggio, tuttavia non andando mai oltre quella funzione originaria, utile ma, lasciata a se stessa, gravemente tarata dalla miopia.

Sebbene il Pci abbia commesso allora qualche errore in merito all’Europa, la sua diffidenza aveva sacrosante ragioni; e la questione meridionale italiana che Valentino affronta esemplifica tutto il problema nord- sud dell’Unione, tutt’ora attualissimo.

Molti anni dopo, negli ’80, quando cominciarono a entrare i paesi mediterranei, il ministro degli esteri greco Karampopulos, membro di un Pasok ancora decente, avvertì che questo ingresso non poteva esser considerato solo in termini quantitativi, perché aveva un grande significato qualitativo: la Comunità cambiava natura; e dunque doveva cambiare politica.

Non lo fece, come sapete. Mi sono dilungata sulla questione Unione europea, non perché volessi parlare di questo.

Volevo e voglio parlare di Valentino. Perché noi de il manifesto lo abbiamo «usato» per mille cose diverse, senza mai ricordarci che lui era un importante economista.

Chiunque altro avrebbe rivendicato un ruolo al livello della sua qualifica. Valentino no, ha sempre fatto tutto quello che era immediatamente necessario.

E noi forse ci siamo via via scordati le sue specifiche doti professionali.

È andata così perché Valentino è sempre stato un militante, nel senso pieno della parola.

Vale a dire: uno che pone il collettivo al di sopra del proprio io.

A un anno dalla sua scomparsa debbo dire che è proprio per questa sua dote rara che lo rimpiango di più.

Spero che si riescano a pubblicare i suoi scritti, con particolare attenzione a quelli del Parlato economista.