La Società Parchi della Val di Cornia (Spvc) è un valore aggiunto per la popolazione toscana residente nei territori di Campiglia Marittima, Piombino, San Vincenzo, Sassetta e Suvereto. La Spvc gestisce il Parco archeologico di Baratti e Populonia, il Parco archeominerario di San Silvestro con annesso museo archeologico e mineralogico, i Parchi costieri della Sterpaia e di Rimigliano, il Parco naturale di Montioni e quello forestale di Poggio Neri. Comprende inoltre il Museo archeologico del territorio di Populonia, il Museo del Castello e delle ceramiche medievali di Piombino e il piccolo Museo della Rocca di Campiglia.
Nata nel 1993 come società mista pubblico-privato per rispondere ai problemi occupazionali causati dallo smantellamento dell’industria siderurgica, la Spvc ottenne inizialmente in concessione i siti dietro versamento di un oneroso canone all’allora Ministero dei beni culturali.

IL SUCCESSIVO MUTAMENTO in una società a capitale interamente pubblico ha decretato l’estromissione di imprese volte allo sviluppo territoriale. La decisione dei Comuni della Val di Cornia di sottrarre alla Società i cospicui introiti derivanti dai parcheggi collegati a parchi e musei, profitti che arrivavano quasi a garantire il pareggio di bilancio, rappresenta una ferita difficile da sanare. La grave mancanza di strategia da parte della Spvc si manifesta ora anche nella subordinazione delle istituzioni culturali all’utenza turistica.

IN QUESTA FASE di incertezze dettate dalla pandemia, sarebbe stato opportuno riaprire almeno il Museo archeologico del territorio di Populonia a Piombino, provvisto di spazi favorevoli al coinvolgimento di scuole e associazioni. Gli enti che formano la Società simboleggiano infatti le «narrazioni», materiali e ideali, nelle quali la cittadinanza si identifica, contribuendo attivamente alla loro costruzione.
La crescita dei flussi turistici non può dunque prescindere dalla consapevolezza delle collettività di integrare una geografia culturalmente coerente. La forza della Spvc si è espressa nel coniugare ambiente, cultura ed economia assieme a tutela, ricerca e comunicazione, in un dialogo equilibrato e continuo tra le istituzioni preposte ai diversi ambiti.

L’ATTUALE CRISI va dunque individuata nella dimensione pubblica (oltre che politica) ed è nel pubblico che va cercata la soluzione. Sarebbe auspicabile che gli amministratori della Val di Cornia si incontrassero per elaborare un programma di rilancio della Società, salvaguardando tuttavia il bagaglio di conoscenze scientifiche e gestionali (e di capacità comunicative) fin qui maturate. In tale processo va inclusa la Regione Toscana, che ha già dato prova di sensibilità verso le debolezze locali. Accanto al Mibact, deve essere potenziato il ruolo del Ministero dell’università e della ricerca nonché di quello dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. Allo stesso tempo, è necessario che la comunità della Val di Cornia difenda la Società – esperimento vincente nella gestione del patrimonio ambientale e culturale inteso come «bene unico» –, affinché possa riappropriarsi di un formidabile strumento di crescita culturale ed economica.