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Val d’Aosta, sfonda la Lega. Ma l’Union Valdôtaine tiene

Val d’Aosta, sfonda la Lega. Ma l’Union Valdôtaine tieneElezioni Regionali in Valle d’Aosta, giornata di spoglio – LaPresse

Regionali Salvini al 17% prosciuga Fi, sotto il 3%. I 5Stelle perdono oltre 10 punti rispetto alle politiche. Il Pd crolla al 5% e resta per la prima volta fuori dalla Regione. La sinistra oltre il 7%. Alta l'astensione

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 22 maggio 2018

Boom della Lega Nord in Valle d’Aosta, che con il 17,1% torna in consiglio regionale dopo 20 anni di assenza, il M5s (10,4%) non sfonda e arretra decisamente rispetto alle politiche.

Alle elezioni regionali di domenica – lo spoglio si è svolto ieri – l’Union Valdôtaine, lo storico partito autonomista, resta la prima forza (19,3%) ma perde molti consensi rispetto al 2013. Gli scandali giudiziari che hanno coinvolto il suo leader ed ex presidente regionale Augusto Rollandin hanno minato i granitici risultati degli autonomisti. Ma non è detto che non possano essere ancora al governo in questa legislatura. Il Pd (5,4%) e Forza Italia alleato a Fratelli d’Italia – il centrodestra ha raccolto un misero 2,9%, nonostante la discesa in campo di Berlusconi – restano fuori dall’assemblea. Buono il risultato della lista di sinistra Impegno Civico che con il 7,5% conquista tre consiglieri.

Il successo del Carroccio era previsto, Matteo Salvini alla chiusura della campagna elettorale aveva invitato gli elettori valdostani a «fare grandi pulizie». Tradotto: sbarazzarsi dell’Unione Valdôtaine, che avrà lo stesso numero di consiglieri della Lega, sette, ma con cui i salviniani non vogliono allearsi. «Sicuramente non faremo alleanze con l’Union Valdotaine, abbiamo un programma e vedremo chi ci starà», ha detto a caldo la capolista Nicoletta Spelgatti. «Non abbiamo preclusioni per il Movimento 5 stelle che – ha aggiunto – sarà anzi un interlocutore importante, chiaramente noi presentiamo il nostro programma e gli alleati saranno alleati di programma». Ma un’alleanza giallo-verde, speculare al governo che si sta formando a Roma, non è sufficiente: i pentastellati hanno raccolto poco più del 10% e avranno nella futura assemblea solo quattro consiglieri. Un risultato magro se lo si confronta con quello ottenuto dai grillini il 4 marzo alla Camera (24,1% e la candidata all’uninominale Elisa Tripodi eletta in Parlamento) e al Senato (23,2%).

Il sistema elettorale in Val d’Aosta è atipico e prevede l’elezione diretta dei 35 consiglieri, con un sistema proporzionale a turno unico. Il presidente della Regione viene eletto successivamente con una votazione interna al Consiglio, secondo un meccanismo di maggioranza assoluta: servono almeno 18 voti. Compito della Lega è trovare alleati per un’ipotetica coalizione, ma non sarà facile. Sull’altro fronte l’Unione Valdôtaine (Uv), che con Ennio Pastoret si è detta pronta al dialogo con tutti, potrebbe, infatti, lavorare a un rassemblement delle forze autonomiste. Questa è considerata attualmente la pista più attendibile. L’Union Valdôtaine Progressiste (Uvp) ha ottenuto il 10,6% (quattro seggi), Stella Alpina il 10,7% (quattro), il Mouv’ il 7,3% (tre), Alpe il 9,0% (3).

La soluzione autonomista viene avvalorata dal presidente uscente Laurent Viérin (Uvp), succeduto a Rollandin e al dimissionario Marquis: «Più che di asse Lega-Movimento 5 Stelle credo che ogni movimento rappresenti una propria sensibilità e che le forze che sono legate all’idea di autonomia debbano in qualche modo mettere in campo questa possibilità di dialogo tra di loro». L’Union Valdôtaine nella precedente legislatura era alleata con il Pd: questa è la prima volta dal 1949 che gli eredi del Pci non sono rappresentati nell’assemblea della Regione autonoma.

L’affluenza è stata del 65,12%, quasi otto punti in meno rispetto al 2013. A spingere meno cittadini al voto hanno sicuramente influito la crisi economica che attraversa la piccola regione e le indagini su presunta corruzione che hanno travolto la precedente legislatura. La sfiducia è larga ma la politica è fatta anche di paradossi: a fare il pieno di preferenze è stato ancora una volta Augusto Rollandin, per tre volte presidente della Regione e ora indagato per associazione a delinquere finalizzata a commettere delitti contro la pubblica amministrazione e, nell’inchiesta sul Casinò di Saint-Vincent, per concorso in truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, reato contestato anche all’assessore regionale uscente Mauro Baccega, anche lui nuovamente eletto. Come Pierre Marquis (Stella Alpina), indagato per concorso in calunnia.

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