Legambiente ha messo a punto un vademecum per una gestione sostenibile delle risorse idriche, il cui utilizzo oggi è così ripartito: consumi irrigui (46,8%), civili (27,8%), industria (17,8%), energia (4,7%), zootecnia (2,9%).

Con un consumo agricolo che in alcune aree del paese arriva a coprire anche il 60% del totale,secondo Legambiente occorre pensare a una riconversione del sistema di irrigazione dei terreni agricoli (quasi totalmente fondato sulla modalità ad aspersione o a pioggia) puntando a sistemi di microirrigazione e a goccia, che possono garantire almeno il 50% del risparmio di acqua utilizzata, e rivedere completamente il sistema di tariffazione degli usi dell’acqua, attraverso un sistema di premi e penalità che valorizzi le esperienze virtuose.

Oltre ad ammodernare gli acquedotti e le reti idriche – Stando ai dati Istat, nel 2015 è stato quasi il 40% dell’acqua immessa in rete a non raggiungere l’utente finale nei comuni capoluogo di provincia, 2,8 milioni di metri cubi al giorno, un dato addirittura peggiorato dal 2012 in cui era il 35% circa – uovi Piani di gestione di distretto idrografico, devono prevedere strumenti concreti indirizzati al risparmio e alla tutela quantitativa. Occorre praticare il riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura, così come nell’industria. Per farlo è ormai urgente secondo Legambiente modificare il decreto del 2003 sul riuso dell’acqua.

Interventi regionali indirizzati al risparmio dovrebbero incrementare il riutilizzo ad esempio obbligando o incentivando azioni come le cassette wc a doppio scarico e l’utilizzo dei riduttori di flusso.

Occorre rendere più efficaci i controlli preventivi e repressivi dei prelievi abusivi di acqua dalle aste fluviali e dalle falde, così come occorre aggiornare il censimento dei pozzi di prelievo idrico ed irriguo.