Continua la pressione del presidente Donald Trump sulle autorità sanitarie Usa per arrivare ad ogni costo all’approvazione di un vaccino contro il Covid-19 entro le elezioni presidenziali del 4 novembre. L’annuncio dell’approvazione di un vaccino sarebbe decisivo al fine di recuperare consensi contro lo sfidante Joe Biden.

VI SONO ATTUALMENTE 9 VACCINI nelle fasi più avanzate di sperimentazione. Ma l’approvazione affrettata di un vaccino sulla spinta di interessi politici e commerciali, senza le necessarie garanzie su efficacia e sicurezza, turba l’intera comunità scientifica internazionale.
Se l’interesse del presidente è scontato, sorprende di più la docilità con cui le agenzie federali lo stanno assecondando. Da poco il capo della Food and Drug Administration Stephen Hahn ha aperto alla possibilità di approvare un vaccino contro il Covid-19 ancor prima di avere dati definitivi sulle sperimentazioni in corso.

Ieri il New York Times ha rivelato documenti secondo cui anche il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc), che sovrintende alle campagne di vaccinazione negli Usa, starebbe preparandosi a distribuire il vaccino già ai primi di novembre, proprio come richiesto dal presidente. Il quotidiano newyorkese ha infatti svelato tre circolari interne del Cdc inviate alle autorità sanitarie dei singoli stati americani con le procedure da mettere in campo entro quella data per la somministrazione del vaccino su larga scala, nel caso in cui sia già pronto.

GLI SCENARI TEORICI DELINEATI nei documenti in mano al New York Times riguardano in particolare due ipotetici vaccini, denominati «A» e «B», che per quel periodo potrebbero essere già disponibili in alcuni milioni di dosi. Il Cdc invita le autorità locali a dare priorità alla vaccinazione degli operatori sanitari e ad altri lavoratori «essenziali» e agli ospiti delle strutture di lungodegenza.
Gli scenari sono ipotetici fino a un certo punto. I vaccini «A» e »B» ipotizzati nei documenti assomigliano molto a due dei vaccini in corso di sperimentazione su migliaia di volontari. Secondo gli esperti che hanno visionato i documenti, il vaccino «A» corrisponderebbe a quello prodotto dalla case farmaceutiche Pfizer e BioNTech, mentre il vaccino «B» alluderebbe a quello sviluppato dalla società Moderna. Si tratta di due vaccini basati sull’Rna, per i quali le società produttrici hanno siglato contratti rispettivamente da 2 miliardi di dollari (Pfizer) e 2,5 miliardi di dollari (Moderna) con l’amministrazione Trump per la fornitura di 500 milioni di dosi di vaccino agli Stati uniti entro la fine del 2021.

SE SARANNO QUESTI I VACCINI che taglieranno per primi il traguardo dell’autorizzazione sanitaria, la somministrazione su larga scala non sarà così facile. Il vaccino a base di Rna della Moderna deve essere conservato a -20 °C. Quello della Pfizer addirittura a -70°C. Soprattutto nel slecondo caso, sarà «molto difficile per medici di base e farmacie conservarlo e somministrarlo», ha detto Kathleen Dooling del Cdc. Le vaccinazioni dovranno avvenire dunque in strutture attrezzate e la diffusione potrebbe non essere capillare come si spera.

Ma gli esperti sono preoccupati soprattutto per le pressioni presidenziali sulle agenzie regolatorie.
«La Fda in ottobre sarà sottoposta a pressioni politiche ed economiche senza precedenti – scrivono Jerry Avorn e Aaron Kesselheim sull’ultimo numero del Journal of the American Medical Association -. La salute della nazione, però, sarà garantita assai di più se la valutazione dei vaccini contro il Covid-19 avverrà secondo le rigorose modalità tradizionali».