Lo Stato dell’Alaska è il primo stato Usa ad avere tolto tutti i paletti anagrafici, sanitari e professionali di accesso alla vaccinazione, rendendola disponibile a chiunque abbia più di 16 anni e viva o lavori nello Stato. Un «punto di svolta», come l’ha definito il governatore repubblicano Mike Dunleavy.

«UNA COMUNITÀ SANA significa un’economia sana» ha detto Dunleavy, aggiungendo che alcune regioni dello Stato stanno superando il tasso di vaccinazione del 90% tra gli over 65 e che più di un quarto dei suoi 731.000 abitanti ha ricevuto almeno una dose.

In teoria vaccinare gli abitanti dell’Alaska dovrebbe essere un incubo, considerando le condizioni ambientali del più grande degli Stati Usa, in termini di dimensioni e con residenti che vivono nei confini più remoti. Ma la ragione del successo sta nel potersi basare su uno dei sistemi sanitari migliori della nazione. La struttura sanitaria pubblica dell’Alaska è stata costruita per le complicanze: le dimensioni e le temperature estreme lo richiedono. Arrivato il momento di iniziare a vaccinare i residenti, lo Stato non ha dovuto costruire da zero un solido sistema sanitario pubblico, come è capitato altrove, e Anne Zink, capo ufficiale medico dell’Alaska, attribuisce il successo direttamente al suo modello di assistenza sanitaria, chiamato «hub-and-spoke».

L’hub é il Dipartimento della salute e dei servizi sociali che fornisce agli operatori sanitari locali le risorse che questi richiedono. È il modo in cui viene distribuito il vaccino antinfluenzale: lo Stato distribuisce i vaccini ma non dà le direttive, spetta alle comunità decidere come somministrarli in base alle loro esigenze.

GLI OPERATORI SANITARI LOCALI sono stati in grado di «incontrare le persone dove si trovano», ha detto Zink: ciò significa trasportare i vaccini in barca tra i ghiacciai, su slitte trainate da cani, con elicotteri e piccoli aerei, o andare porta a porta in piccole comunità.

Ampliare i criteri di ammissibilità è un’altra strategia che aiuta a vaccinare i nativi dell’Alaska e i residenti a basso reddito, sproporzionatamente piú vulnerabili alla pandemia. Nelle aree in cui la popolazione è principalmente nativa dell’Alaska, c’è una presenza maggiore di persone che vivono in abitazioni multigenerazionali, allargare la fascia di accesso al vaccino qualifica anche i giovani che vivono con un anziano. Con 40 dosi somministrate per 100 abitanti, l’Alaska è uno degli stati leader per le vaccinazioni contro il Covid-19 negli Usa.

SECONDO BIDEN «gli Stati Uniti sono sulla buona strada per vaccinare tutti gli adulti americani entro la fine di maggio». Il presidente ha applaudito alla collaborazione tra le aziende farmaceutiche Johnson & Johnson e Merck che si sono unite per accelerare la produzione del vaccino monodose.«Anche Pfizer e Moderna hannno lavorato a stretto contatto con noi per accelerare la consegna di milioni di dosi in più»- ha aggiunto Biden in una nota. L’obiettivo quindi può essere raggiunto «mesi prima di quanto chiunque si aspettasse».

In questo contesto di corsa contro il tempo le dosi di vaccino che ogni giorno avanzano (o meglio, avanzerebbero) sono diventate preziosissime. Le iniezioni extra che devono essere utilizzate entro poche ore una volta tolte dalla cella frigorifera, o le cosiddette “seste dosi”, vale a dire gli avanzi di fiala che messi insieme compongono una dose aggiuntiva, vengono distribuite ai clienti delle farmacie che acquistano spuntini di mezzanotte, a persone che vivono con categorie a rischio e a coloro che si presentano alla chiusura dei centri vaccinali più grandi.

UNA START-UP con sede a New York ha cercato di fare ordine. La app del dottor B, come è conosciuta la società, abbina i vaccini extra a persone che sono disposte a farsi vaccinare entro 15 minuti. Dal mese scorso, più di 500.000 persone si sono iscritte al servizio, 2 centri vaccinali hanno iniziato a testare il programma e la società ha detto che 200 altri fornitori hanno già presentato domanda di partecipazione, mentre in altri Stati stanno organizzando servizi simili