«Obbligo di vaccino significa anche obbligo di dibattito istituzionale». Il presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, informa il governo che sulla misura proposta dal cancelliere Olaf Scholz non accetterà scorciatoie in nome dell’emergenza Covid. Il voto previsto per marzo sarà dunque possibile solo al termine di un’ampia discussione in Parlamento e non ricorrendo alla fiducia.

«La situazione eccezionale causata dalla pandemia aumenta la pressione sull’azione dello Stato ma non sostituisce la necessità di soppesare gli argomenti e bilanciare gli interessi» ha ribadito ieri Steinmeier confermando di voler rimanere al di fuori della contesa politica.

Poco importa se Spd, Verdi e liberali hanno già la maggioranza in tasca, la Cdu garantisce che non presenterà una contro-proposta di legge, e il 63% dei tedeschi è a favore del vaccino obbligatorio per gli over-18. Ancora meno se dalla parte del governo sono schierati tutti i primi ministri dei Land: per il capo dello Stato «un mandato di vaccinazione equivale a un mandato al confronto» e il monito vale anche per il Bundesrat.

Lo dovrà tenere ben presente il leader socialdemocratico ieri impegnato nel primo question-time da cancelliere in cui ha tessuto le lodi del suo governo per la gestione della pandemia. «I provvedimenti assunti hanno avuto l’effetto desiderato. In Germania l’indice di infezione legato a Omicron è diverso dagli altri Paesi perché abbiamo preso misure nette e di vasta portata».
Non è vero. O meglio sembrava esattamente così fino alla settimana scorsa, prima che si scoprisse che la curva del contagio si era abbassata per la diminuzione del numero di test, quasi la metà rispetto al mese precedente. Ieri l’Istituto Robert Koch ha smentito il cancelliere pubblicando il peggiore bollettino sanitario da febbraio 2021: 612 morti nelle ultime 24 ore nonostante il 72% della popolazione vaccinata con due dosi e il booster somministrato a oltre il 43,5%.

Cifre alla base del “fate presto” dei democristiani. Fino a un minuto prima dell’appello di Steinmeier hanno premuto per accelerare l’iter istituzionale spingendosi a chiedere pubblicamente a Scholz di forzare i tempi.

«Non dobbiamo mettere al voto una questione di coscienza ma solo il progetto di legge della maggioranza. Se vogliamo che l’obbligo entri in vigore entro marzo allora siamo già in ritardo. Ci rimane solo il voto di fiducia» taglia corto l’ex ministro dei Trasporti, Andreas Scheuer della Csu.

Stride però con la raccomandazione della Commissione etica che appoggia la vaccinazione per tutti i maggiorenni senza distinzioni di categoria ma «senza obbligare fisicamente i cittadini alla somministrazione del farmaco», e pure con il suggerimento del presidente della Fondazione per la tutela dei pazienti, Eugen Brysch, secondo cui Scholz «dovrebbe abbandonare i suoi piani per l’obbligo legale» come ha ripetuto anche ieri sul canale “Rnd”. «Le questioni che riguardano l’imposizione del vaccino sono assai complesse dato che il farmaco non può fermare le varianti del virus né porta all’immunità sterile, sebbene rimanga la migliore protezione per se stessi».

Davvero il contrario di quanto ribadito da Scholz durante il question-time. A sentire il cancelliere «immunizzarsi non è una scelta individuale ma collettiva, è precisamente questa la ratio alla base dell’obbligo». Parola-tabù che ieri al Bundestag ha innescato la plateale protesta dei deputati di Afd armati di cartelli inneggianti alla «Libertà», subito spenta dalla presidente del Parlamento, Bärbel Bas, con la minaccia della multa più l’espulsione dall’Aula.