Il ministro della Sanità contro tutti, tutti contro il ministro della Sanità. A meno di due mesi dalla scadenza del mandato istituzionale Jens Spahn (Cdu) torna al centro dei riflettori per la sua politica di contrasto alla pandemia condotta indipendentemente dalle indicazioni degli esperti scientifici quanto dalle posizioni politiche degli alleati di governo.

Contrariamente alle indicazioni della Stiko (l’agenzia federale per le vaccinazioni) il ministro insiste sulla campagna di vaccinazione per i giovani della fascia 12-17 anni e contrariamente al monito dell’Oms continua a stilare il piano per la terza dose da inoculare prima della fine dell’estate, e contrariamente ai colleghi della Spd non smette di minacciare l’inasprimento dei divieti di accesso per i non vaccinati. Senza contare il suo progetto di trasformare i tamponi rapidi gratuiti – attualmente finanziati con 3,7 miliardi di euro pubblici – in test a pagamento a partire dal prossimo autunno, contestato soprattutto dai Verdi.

«Non rilevo alcuna contraddizione con le linee-guida della Stiko. Tra me e l’agenzia sanitaria c’è piena armonia: tutti i cittadini che possono essere protetti devono essere protetti e il mio rimane solo un consiglio: nessun adolescente in Germania sarà obbligato a vaccinarsi» riassume il ministro democristiano «sorpreso» per il clamore sollevato dal suo piano.
Eppure la polemica è tutt’altro che insensata: nonostante l’Ema abbia tecnicamente approvato la somministrazione per gli over-12, la Stiko specifica che in questo caso la vaccinazione deve essere presa in considerazione unicamente «nel caso di particolari patologie pregresse» che dimostrino chiaramente come i benefici superino di gran lunga i rischi dell’infezione.

Fa il paio con la campagna di Spahn per la somministrazione immediata della terza dose portata avanti (di concerto con gli amministratori delegati di Pfizer e Biontech) nonostante l’invito alla cautela dell’Ema e l’inequivocabile appello del direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che mercoledì ha chiesto agli Stati membri di non avviare la somministrazione del terzo richiamo prima della fine di settembre per non aumentare il rischio di disuguaglianze nell’accesso dei vaccini. Già oggi i Paesi più poveri sono in estrema difficoltà nella distribuzione della prima dose.

Si aggiunge al perentorio stop al piano del ministro Cdu per un nuovo giro di vite nei confronti dei non vaccinati qualora la quarta ondata della pandemia restituisse indici di infezione superiori la soglia di rischio. Oltre ai governatori dei Land socialdemocratici, della Linke e dei liberali ieri è stato ribadito anche dalla ministra Spd della Giustizia, Christine Lambrecht. «Attualmente non esiste un piano di questo tipo nel governo. Vaccinati, guariti e testati devono continuare a godere dei medesimi diritti» è la sua smentita alla proposta dell’esuberante collega.

Come se non bastasse i Verdi chiedono che i test rapidi disponibili in centinaia di centri di analisi rimangano gratuiti per tutti almeno fino alla fine dell’emergenza sanitaria. Il deputato, Janosch Dahmen, responsabile per la Sanità dei Grünen, resta convinto che «l’idea di far pagare i tamponi in questo momento è completamente fuori luogo visto che oltre 30 milioni di tedeschi non sono ancora stati vaccinati».

Tutto mentre si attende il risultato del summit sulla pandemia tra la cancelliera Angela Merkel e i premier dei 16 Land fissato per martedì prossimo che definirà l’indirizzo ufficiale del governo, al di là di ciò che pensa e dice Spahn.