La campagna vaccinale anti-Covid dell’Italia è un indubbio successo sul piano dell’immagine. Con oltre 700 mila dosi somministrate, siamo i primi nell’Unione Europea, davanti persino alla Germania. Un risultato capace di riabilitare la figura, piuttosto respingente, del Commissario straordinario Domenico Arcuri.

Dietro all’elevato numero di vaccinazioni effettuate, però, c’è anche qualche astuzia. Se siamo così più avanti della Francia, che arranca a quota centomila vaccinazioni, è per la scelta delle categorie prioritarie. Oltralpe si è deciso di partire dalle residenze per anziani, che ospitano una popolazione a rischio massimo. Ogni vaccinazione prevede un consenso informato, la presenza di testimoni nei soggetti non auto-sufficienti, e alcuni giorni di riflessione per eventuali ripensamenti.

DA NOI INVECE si è deciso di dare priorità dagli operatori sanitari, una categoria decisamente più facile da coinvolgere nella campagna. Delle prime dosi, solo 47 mila (il 6,5%) sono state destinate a ospiti delle residenze per anziani, e tra queste solo 35 mila (5%) hanno più di 80 anni.

Gli altri sono medici, infermieri, operatori sociosanitari, ma anche impiegati e dirigenti delle Asl, e talvolta anche i loro parenti, pur di non sprecare le dosi a fine giornata. Tra i primi vaccinati, con immancabile foto su Facebook, figurano manager come il potente direttore generale dell’Agenas Domenico Mantoan o i dirigenti della Asst “Gaetano Pini” di Milano, che secondo il sindacato Flaica Cub sarebbero stati vaccinati prima degli infermieri “in prima linea” contro la pandemia.

Non è solo un’espressione retorica: è proprio il “piano strategico” del ministero a usare la metafora bellica per chiarire che «la vaccinazione degli operatori sanitari e sociosanitari “in prima linea” aiuterà a mantenere la resilienza del servizio sanitario». È un principio sensato, visto l’elevato numero di vittime e di infetti tra gli operatori sanitari. Ma quando si è trattato di tradurlo in pratica, le regioni hanno infilato nel primo gruppo di vaccinati un po’ tutti i dipendenti, anche quelli che i reparti Covid non li vedono nemmeno da lontano. Vaccinare i medici, tra l’altro, non proteggerà necessariamente i loro assistiti, perché i prodotti finora autorizzati hanno dimostrato solo di prevenire i sintomi del Covid-19, non l’infezione e il successivo contagio.

COSÌ, NONOSTANTE rappresenti il 61% delle vittime, la classe degli ultra-ottantenni deve aspettare il suo turno. Forse non arriverà così presto, perché sul piano vaccinale pesano diverse incognite. «Quando toccherà agli ottantenni sarà più complicato raggiungerli uno per uno» spiega dietro anonimato un dirigente di una Asl romana. «L’anagrafe degli assistiti non basterà, perché alcuni di loro non sono a casa, ma in case di riposo o ricoverati in ospedale. Bisognerà contattare i medici di famiglia per sapere se sono soggetti idonei o se presentano contro-indicazioni alla vaccinazione, per particolari terapie o altre vaccinazioni recenti. Sono alcune migliaia per distretto e non è chiaro chi dovrà svolgere queste operazioni. In più c’è l’incognita sulla disponibilità di vaccini. Tra dosi che mancano e difficoltà di vaccinare gli anziani, potrebbe essere in arrivo la tempesta perfetta».

PER ACCORGERSENE basta consultare il piano strategico. La “fase 1” della campagna vaccinale (6,4 milioni di persone tra sanitari, Rsa e over 80) richiede 13 milioni di dosi. La Pfizer ne ha garantiti solo 8,7 milioni. Moderna, fresca di autorizzazione, dovrebbe consegnare oggi le prime 47 mila dosi e di qui a fine marzo ne fornirà 1,3 milioni. In tutto fanno dieci milioni di dosi per la fase 1. E gli altri tre? Il governo conta sul vaccino AstraZeneca, che ha un’efficacia nettamente inferiore (62% contro il 95% di Pfizer e Moderna). Ma la richiesta di autorizzazione all’Ema non è ancora arrivata.

Viste le incertezze, il ministero sta pensando di correggere la strategia in corsa e anticipare la vaccinazione degli anziani. Molti interrogativi però rimangono. Chi dovrà accontentarsi del vaccino meno efficace? Sarà possibile scegliere? E quando arriveranno le dosi mancanti? Sono tutti nodi che il ministero della salute dovrà presto sciogliere per non trasformare il miracolo in un flop.