Che il governo non sia immune al virus di una crisi di rigetto che ne comprometterebbe la già mesta sopravvivenza lo si è capito da come è andata ieri nell’aula del Senato, dove si è rischiato l’incidente durante una discussione apparentemente innocua su un emendamento al decreto vaccini. Alla fine, nonostante la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, duramente contestata anche dal fuoco amico di qualche senatore del Pd, il governo di Paolo Gentiloni è riuscito a portare a casa almeno questo non indimenticabile provvedimento. Con 198 “sì” e 48 “no” l’aula del Senato ieri sera ha approvato un emendamento che prevede la possibilità di prenotare i vaccini nelle farmacie convenzionate aperte al pubblico. Terminato l’esame degli emendamenti, il Senato torna a riunirsi questa mattina per le dichiarazioni di voto e il voto conclusivo del provvedimento.

A dire il vero il provvedimento, nella sua prima versione, prevedeva anche la somministrazione dei vaccini nelle farmacie con personale medico infermieristico. A presentarlo era stato il senatore di Forza Italia Andrea Mandelli, che guarda caso e non per hobby è anche presidente dell’Ordine dei farmacisti. Successivamente, anche in seguito a sopraggiunti problemi di copertura di natura economica, l’emendamento era stato appoggiato e riformulato anche dalla senatrice del Pd Patrizia Manassero, con il risultato che è stata approvata solo la possibilità di prenotare i vaccini in farmacia.

C’è dell’altro. L’Aula del Senato ha approvato anche un nuovo emendamento sui “monocomponenti” presentato dalla stessa Manassero, che prevede la possibilità di somministrare singoli vaccini a chi risulta essere già immune da alcune malattie. Come era previsto, è stato approvato anche l’emendamento presentato dalla commissione Sanità che riduce da 12 a 10 i vaccini obbligatori e prevede la sola raccomandazione per alcune vaccinazioni (per 4 vaccini è prevista anche la verifica dell’obbligatorietà ogni tre anni).

Nonostante l’esito finale, quella di ieri è stata una seduta tutt’altro che in discesa per il governo. Dopo ripetuti “stop and go”, polemiche e una pausa lunga più di un’ora, i lavori sono ripresi nel pomeriggio per la discussione di 29 subemendamenti al provvedimento sui vaccini “monocomponenti” presentati dalle opposizioni (Forza Italia, M5S. Mdp, Ala e Lega). Le modifiche, poi approvate, hanno scontentato nientemeno che la ministra per la Salute Beatrice Lorenzin che ha manifestato tutta la sua contrarietà al provvedimento sui “monocomponenti”. Una posizione che ha irritato anche qualche senatore del Pd, tra cui Stefano Esposito – “sono un genitore Sì vax” – che non ha risparmiato critiche alla “sua” ministra: “Non ho partecipato al surreale dibattito con argomentazioni complottistiche, ma sulla questione della possibilità che siano resi disponibili vaccini monocomponente non accetterò mai che questa scelta venga delegata alle case farmaceutiche”. Visibilmente irritata da questa insinuazione, Lorenzin è stata quasi richiamata all’ordine da Esposito: “Caro ministro, lei deve portare il rispetto dovuto, noi siamo il Parlamento della Repubblica e sono le case farmaceutiche a doversi adeguare alle leggi che facciamo e non viceversa”.

Alla fine, rientrato il venticello di una crisi tra simili, le opposizioni si intestano la paternità di un provvedimento sensato che introduce la possibilità di avvalersi di un singolo vaccino per volta. Il M5S: “Noi facciamo proposte serie e il governo se ne appropria mettendoci il cappello e prendendosi il merito”, dicono i senatori Paola Taverna e Luigi Gaetti. Esulta anche Matteo Salvini: “Sui vaccini mono dose grande successo della Lega”.