Irto di scogli e trappole, anche il percorso del decreto sui vaccini, approdato ieri al Senato per una approvazione che doveva essere veloce, appare un po’ impantanato.
L’Aula di Palazzo Madama ha respinto a più riprese per alzata di mano le questioni pregiudiziali di costituzionalità incassando i voti contrari – quindi il via libera – anche di parte delle opposizioni: Forza Italia, il gruppo di Gaetano Quagliariello e Gal. La Lega invece ha avviato una raccolta di firme per chiedere il voto segreto su alcune parti del provvedimento che porta con sé l’esame di circa trecento emendamenti. Nel caso in cui la richiesta di voto segreto venisse presentata ufficialmente, il governo potrebbe chiedere il voto di fiducia ma per ora la ministra per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro non ha ancora deciso se avvalersi dell’autorizzazione a mettere la fiducia già accordata dal Consiglio dei ministri. Nel caso lo facesse, infatti, gli azzurri dovrebbero votare contro e il provvedimento della ministra Beatrice Lorenzin potrebbe inciampare.

Lo scoglio non politico, ma assai più definito, è poi quello che viene dalla commissione Bilancio. Ha «esaminato e votato» l’emendamento che estende l’obbligo vaccinale agli operatori sanitari e scolastici, ma ha anche espresso parere contrario sul testo dell’emendamento sulla scorta del parere negativo della Ragioneria generale dello Stato. «Il parere può essere rivisto se si trova un accordo sulla copertura», che al momento «non c’è», ha spiegato il presidente della commissione, il dem Giorgio Tonini. Quindi anche su questo aspetto stamani ci sarà una nuova riunione.

Ieri davanti al Senato si è fatta sentire una pattuglia di genitori cosiddetti free-Vax, cioè contrari agli aspetti coercitivi dell’obbligo vaccinale che restano comunque il nucleo forte del decreto, pur se attenuati (non si perde più la patria potestà in caso di mancata vaccinazione dei figli e le multe sono “ridotte” a un massimo di 3.500 euro, la metà della cifra iniziale). Hanno annunciato che il loro presidio durerà tre giorni.

Nel frattempo la presidente della commissione Salute, Emilia De Biasi del Pd, ha auspicato che «visto il tema così delicato» in aula si svolga «un dibattito approfondito e all’insegna della libera espressione, così da arrivare a un consenso il più ampio possibile». «Sarebbe grave – ha aggiunto – se la vicenda venisse strumentalizzata e diventasse oggetto di contesa elettorale. Tutti dovremmo ragionare sul merito della questione, che è una questione di salute pubblica». Ma la sensazione è che proprio su questa complessa materia che riguarda l’epidemiologia, la medicina preventiva, il ruolo della scuola e la capacità delle Asl di organizzare un piano nazionale di vaccinazione di 60 milioni di abitanti, bambini e anche adulti, la politica stia organizzando strumentalizzazioni, crociate e movimenti non proprio alla luce del sole.
Stamattina si riunirà un comitato ristretto dei senatori di Forza Italia per mettere a punto un pacchetto di proposte sul quale misurare la disponibilità della maggioranza in vista del voto finale sul decreto. Così ha annunciato il capogruppo Paolo Romani.