Team misti composti da militari e operatori della Protezione civile da inviare nelle Regioni maggiormente in difficoltà per effettuare le vaccinazioni. Via le categorie professionali legate ai servizi essenziali, definizione giudicata troppo generica all’interno della quale potrebbe rientrare qualsiasi tipo di lavoro. Sì invece alla vaccinazione per fasce di età, con in più una corsia preferenziale per cinque categorie legate non solo all’età ma anche a determinate patologie. E, infine, sì anche alla possibilità di effettuare le vaccinazione nei luoghi di lavoro e alla vaccinazione del personale della protezione civile impiegato nella lotta alla pandemia insieme alle forze dell’ordine.

Sono alcuni dei punti contenuti nel nuovo piano vaccini considerato da Mario Draghi come una delle priorità per permettere all’Italia di ripartire. Oggi il premier lo presenterà nell’hub dell’aeroporto di Fiumicino, dove spiegherà anche la strategia messa a punto per accelerare la campagna di immunizzazione superandole disparità tra le Regioni e con l’obiettivo di arrivare al più presto, possibilmente già ad aprile, alla somministrazione di 290 mila fiale al giorno contro le attuali 150 mila quotidiane.

Intanto ieri il nuovo piano vaccinale è stato presentato dal ministro della Salute Roberto Speranza, dal commissario all’emergenza Francesco Figliuolo e dal capo della protezione civile Fabrizio Curcio alla conferenza unificata Stato-Regioni.

CATEGORIE PRIORITARIE Oltre al personale della scuola e università, forze armate, di polizia e del soccorso pubblico, al personale penitenziario e alle comunità residenziali, nel piano ne sono previste cinque in base all’età e alla presenza di condizioni patologiche: 1) elevata fragilità (persone estremamente fragili, disabilità grave); 2) persone di età compresa tra i 70 e i 79 anni; 3) persone di età compresa tra i 60 e i 69 anni; 4) persone con comorbidità di età inferiore a 60 anni, senza quella connotazione di gravità riportata per le persone estremamente vulnerabili; 5) resto della popolazione di età inferiore ai 60 anni. Un’attenzione speciale è stata chiesta dalla regioni per i disabili e per le persone che se ne occupano (caregiver), punto sul quale si sono impegnate la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini e quella per la Disabilità Erika Stefani.

LUOGHI DI LAVORO Nel caso le disponibilità dì vaccino lo permettano è prevista la possibilità di effettuare le vaccinazioni nei luoghi di lavoro «a prescindere dall’età», purché effettuate da personale sanitario «al fine di realizzare un notevole guadagno in termini di tempestività, efficacia e livello di adesione». L’idea non dispiace ai governatori, che però non hanno nascosto il timore che possano crearsi situazioni di difformità rispetto alle persone vaccinate e sul piano temporale. Il presidente dell’Anci Antonio Decaro ha poi chiesto che tra i luoghi di lavoro vengano inseriti anche i Comuni e le aziende municipalizzate. Il ministero del lavoro ha già predisposto un’intesa con le organizzazioni sindacali e imprenditoriali per l’utilizzo dei medici aziendali.

VACCINI Quelli somministrati fino a oggi nel nostro Paese sono stati 6.005.183, pari all’83,3% delle dosi finora consegnate (7.207.990), mentre ammonta a 1.803.693 il totale delle persone che hanno ricevuto la prima e la seconda dose. Per quanto riguarda i futuro, il piano stima che in Italia arriveranno entro il mese di giugno del 2022 circa 242 milioni di dosi. Come già annunciato nei giorni scorsi, il commissario Figliuolo ha confermato di voler mantenere un fondo di riserva pari all’1% delle dosi di vaccino in arrivo da utilizzare nel caso di limitate situazioni di articolare emergenza, dosi che verrebbero trattenute nell’ufficio commissariale. Sull’approvvigionamento dei vaccini, il presidente della Conferenza delle Regioni ha chiesto maggiore chiarezza: «Si deve superare nel più breve tempo possibile – ha detto – la fase delle stime per avere maggiori certezze e conseguentemente una migliore programmazione».