Sono stati 13.846 i nuovi casi di Coronavirus ieri in Italia su 169.196 test effettuati. Il tasso di positività è salito all’8,2%; 386 i decessi per un totale di 105.328 vittime. La curva comincia a frenare, effetto delle restrizioni (che probabilmente saranno rinnovate anche dopo Pasqua): da ieri due terzi degli italiani (39 milioni) sono in zona rossa, il resto in arancione. Purtroppo però non ci sono ancora riflessi sugli ospedali, dove i ricoveri continuano a crescere: 62 pazienti in più in terapia intensiva per un totale di 3.510; nei reparti ordinari più 565 unità, 28.049 in tutto; 531.508 i pazienti in isolamento domiciliare. La regione con il maggior numero di nuovi casi è stata l’Emilia Romagna (2.118) seguita da Lombardia (2.105), Piemonte (1.521), Lazio (1.407) e Campania (1.313). I dati Agenas (aggiornati a domenica) confermano le difficoltà dei nosocomi.

Nei reparti ordinari, la soglia critica del 40% è stata superata da 9 regioni: Abruzzo (45%), Emilia Romagna (55%), Friuli Venezia Giulia (47%), Lombardia (52%), Marche (65%), Molise (45%), Piemonte (59%), Puglia (46%) e Umbria (43%). Il Lazio si attesta al 40%. Salgono a 12 le regioni che superano la soglia critica del 30% nelle terapie intensive: Abruzzo (49%), Emilia Romagna (52%), Friuli Venezia Giulia (46%), Lazio (34%), Lombardia (57%), Marche (61%), Molise (41%), provincia di Trento (58%), Piemonte (55%), Puglia (37%), Toscana (41%), Umbria (52%).

La priorità è accelerare sulla campagna vaccinale portando i territori alla stessa velocità. Ieri mattina il premier Draghi ha incontrato il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e il commissario Francesco Figliuolo, nel pomeriggio la ministra agli Affari regionali, Mariastella Gelmini. Giovedì conferenza Stato – Enti locali per discutere anche della ripartizione dei vaccini; dei criteri di accesso alle vaccinazioni; dei centri vaccinali.
L’obiettivo delle 500mila somministrazioni al giorno è ancora lontano, la media italiana è sotto le 200mila. Mancano all’appello una parte delle forniture causa tagli delle aziende ma è anche vero che ancora troppi sieri rimangono nei freezer.

Ieri pomeriggio si contavano 7.894.659 dosi inoculate dall’inizio della campagna, pari all’82,4%; a 2.511.145 persone è stata inoculata anche la seconda dose. Ma la velocità cambia da regione a regione. Se Bolzano fa segnare il 90,6% delle somministrazioni, la Campania è all’87,3%, il Lazio all’85,2%. La Lombardia, invece, è ferma al 78,3%, il Veneto all’80,1%. Agli ultimi gradini Calabria (71,5%), Liguria (71%), Sardegna (70,6%). Se per categorie come il personale sociosanitario e quello scolastico il percorso è chiaro, per i pazienti fragili non lo è e le regioni adottano criteri differenti. L’immunizzazione degli over 80 è ferma al 40% circa del totale (15% con 2 dosi) eppure, come dimostra l’Iss, dopo il siero i casi si sono quasi azzerati.

Il governo quindi si deve muovere su due piani. Sul fronte approvvigionamenti, Figliuolo ha assicurato entro oggi circa un milione di dosi Pfizer alle regioni, distribuite in 214 strutture sanitarie. Alla fine del primo trimestre saranno oltre 14 milioni i vaccini arrivati (quasi un milione e 700mila in meno del previsto). E poi c’è l’organizzazione sui territori: le regioni che hanno difficoltà con le prenotazioni potranno utilizzare la piattaforma di Poste italiane (sono già 5 e presto si aggiungerà la Lombardia); per le categorie da vaccinare il governo ha ribadito che occorre seguire la tabella del piano Figliuolo, escluse quindi eccezioni per avvocati, magistrati o giornalisti; chi ha difficoltà tecniche o logistiche può fare riferimento alla Difesa o alla Protezione civile (nel decreto Sostegni sono stati inseriti 1,38 miliardi). Si potrebbero fornire postazioni vaccinali mobili, un mezzo ogni 20-40mila abitanti, per i comuni più piccoli. Gelmini: «Nessuna volontà di commissariamento, le priorità sono fragili, disabili e caregiver».